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Ponte Chiese, il Cmf vince al Tar 

I 918 mila euro di contributi non saranno restituiti alla Provincia



DARZO. Ha avuto ragione, il Consorzio di miglioramento fondiario di Lodrone e Darzo, a tener duro sostenendo la propria buona fede nella procedura per la costruzione del ponte sul Chiese. Il Tar di Trento ha infatti accolto il suo ricorso contro la determinazione del dirigente del Servizio agricoltura della Provincia con cui nel dicembre 2017 gli veniva intimato di restituire 918 mila euro, ossia il contributo che la Provincia stessa aveva concesso al Cmf per la realizzazione dell’opera funzionale alla viabilità di collegamento fra la campagna di Storo e quella di Darzo e Lodrone.

La domanda di contributo era stata predisposta dal Comune di Storo per conto del Cmf. Tutto pareva essere filato liscio fino a quando in Provincia non si sono accorti di una irregolarità. “Per l’ammissione al finanziamento - si ricorda nella sentenza del Tar - viene considerato un presupposto, cioè l’insistenza dell’opera all’interno dell’area territoriale del Consorzio richiedente, in realtà non postulato in alcuna delle disposizioni normative e regolamentari di riferimento, sia di fonte comunitaria che provinciale”. Il ponte, invece, era stato realizzato in parte nel territorio di competenza del Consorzio di Storo, come era risultato dai controlli successivi effettuati dai servizi provinciali. Al presidente del Cmf di Darzo e Lodrone, Narciso Marini, era quindi stata contestata la “non veridicità” di una dichiarazione riguardante per l’appunto il perimetro consorziale. Ma secondo i giudici del Tar Marini “non ha reso intenzionalmente, ovvero con dolo, una falsa dichiarazione allo scopo di ottenere benefici non dovuti. Il Consorzio ha, infatti, affidato la predisposizione della domanda di contributo, ivi compresa la dichiarazione sostitutiva in questione, al Comune di Storo, su sollecitazione del quale era subentrato nell’iniziativa”. Il presidente quindi ha fatto legittimo affidamento sulla correttezza dell’operato degli uffici comunali sottoscrivendo tutti gli atti da essi predisposti. “Inoltre - osserva ancora il Tar - il progetto del ponte e, in particolare, la sua localizzazione, erano perfettamente noti al servizio provinciale competente che aveva istruito le domande di contributo”.













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