Il Rio Manéz ora non è più un pericolo per Preore 

L’opera idraulica. Sono terminati i lavori da parte del Servizio bacini montani della Provincia  La grande briglia di traverso al torrente sarà capace di contenere i detriti in caso di grandi piene


Walter Facchinelli


Preore. Il Servizio Bacini montani della Provincia ha recentemente terminato un complesso e importante intervento a difesa dell’abitato di Preore, sul rio Manéz.

Nel solco della lungimirante politica di prevenzione dei danni alluvionali adottata in Trentino all’indomani dell’alluvione più tragica (1882) la recentissima opera sul rio Manéz è stata condivisa già in fase di progettazione dal Servizio bacini montani con l’amministrazione di Tre Ville e la popolazione di Preore nell’assemblea pubblica dell’11 dicembre 2015.

La grande briglia

I lavori hanno portato alla realizzazione di una grande “briglia” «un robustissimo muro posto di traverso al torrente» sopra il paese, capace di trattenere gran parte dei detriti che il rio Manéz potrebbe trascinare in occasione di violente piene.

Inizialmente fu previsto di realizzare la nuova briglia demolendo quella del 1927, ma il confronto con amministratori locali, alcuni abitanti e Andrea Vicentini, il capo operai del Servizio Bacini montani che con la sua squadra ha realizzato l’opera, ha portato il progettista e direttore dei lavori, Nicola Dalbosco a conservare la briglia storica «in segno di rispetto verso chi la realizzò a regola d’arte e con grandi sacrifici». La vecchia briglia è stata adeguata alle attuali esigenze di sicurezza idraulica modificandola e rafforzandola sotto la direzione tecnica di Antonino Torrisi.

«Oggi con queste opere, afferma Lorenzo Malpaga responsabile del Servizio bacini montani dei bacini imbriferi di Sarca e Chiese, i lavori di sistemazione idraulica sul rio Manéz sono conclusi. È necessaria una costante verifica dello stato di efficienza delle migliaia di opere di sistemazione idraulica presenti sui corsi d’acqua del Trentino, così importanti per la sicurezza di chi vive e si muove nel nostro territorio».

La storia del torrente

Storicamente il rio Manéz, fu ritenuto innocuo fino alla notte tra il 7 e l’8 novembre 1906, quando provocò grande sconquasso, riportato nel giornale “L’Alto Adige” del 21 e 22 novembre 1966, che riporta: «La catastrofe fu tanto più dura quanto meno era aspettata: poiché il rio Manez non aveva mai straripato, neppure durante le più forti piene. Perciò non si erano prese misure preventive e l’investimento della parte orientale del paese in quella notte di terrore fu fulmineo”». E aggiunge: «Il povero villaggio di Preore ieri sera verso le 10 era tutto in allarme perché il rio della valle di Manez, minacciosissimo, conduceva dei massi enormi ed una gran quantità di ghiaia. Ma la disperazione raggiunse il colmo allorché si videro invasi dalle acque, dai sassi e dalla fanghiglia, parecchi opifici e case d’abitazione site lungo il rio, e fra un immenso fracasso il ponte di pietra che immette alla via per Ragoli scomparve nel vortice furibondo. Fu miracolo se non si ebbero vittime umane (molti vennero a stento salvati) e se si poté sgomberare parte delle masserizie e le case pericolanti; fra queste la più danneggiata è il caseificio sociale in gran parte crollato; le altre case sembrano in piedi per accidente, due mulini, due seghe, un pastificio sono pressoché distrutti». Nelle immagini a corredo c’erano due disegni di Guido Boni, farmacista di Tione e grande appassionato di ricerca e divulgazione storica raffiguranti le case sventrate dall’alluvione. Dopo quella catastrofe molti furono gli interventi di sistemazione idraulica e forestale del torrente sia nell’abitato di Preore che nella soprastante valle di Manéz «allo scopo di smorzare i danni cagionati dalle alluvioni avvenire». Un risultato efficace se si considera che le forti piogge del 1966 a Preore «causarono profonde lesioni alle opere di difesa, ma nessuna conseguenza per le persone, mentre a Ches (Spiazzo)ci furono tre vittime.













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