Erika Eis, la produzione prosegue nonostante la pandemia

Fiavé. L’industria dolciaria fiavetana Erika, costretta a ridurre sensibilmente la produzione davanti al ciclone del Coronavirus, sta uscendo dal tunnel? Sembrerebbe proprio di sì, stando ai dati...



Fiavé. L’industria dolciaria fiavetana Erika, costretta a ridurre sensibilmente la produzione davanti al ciclone del Coronavirus, sta uscendo dal tunnel? Sembrerebbe proprio di sì, stando ai dati della produzione estiva-autunnale, anche se i livelli produttivi stentano a rimettersi al livello standard, attestato in questi anni sui 90 mila krapfen giornalieri. Mentre l’estate aveva visto un impegno dei macchinari prossimo all’80 per cento della capacità produttiva, l’autunno ha segnato un rallentamento produttivo, tornando al 50 per cento.

«Tanto nella produzione di krapfen quanto in quella gelateria la nostra produzione si sta assestando stabilmente poco oltre il 50 per cento della nostra capacità», annuncia l’ad Luciano Degli Esposti insieme con il suo socio Alberto Bertolini.

Un ciclone, quello della pandemia, impetuoso, ma non in grado di piegare il colosso dolciario fiavetano, impostosi ormai sul mercato nazionale. La produzione durante tutto questo periodo non è mai stata interrotta minimamente, ma si è sempre mantenuta, ancorché al minimo, anche nel periodo del lockdown, mantenendo ferma anche l’occupazione e quinti il rapporto con il territorio.

Da ricordare come Erika Eis, l’azienda che da oltre vent’anni opera in Fiavé, proprio gli anni scorsi aveva compiuto il grande salto, sia in termini produttivi (da 12 milioni di krapfen a 20-22) accanto alla gelateria, che occupazionali con una trentina di dipendenti.

L’azienda in primavera era appena uscita dall’incendio del 25 gennaio scorso: dopo due settimane di forzata chiusura, con gli ordini che pressavano l’azienda, la Erika Eis aveva potuto rimettere il sesto i macchinari per ripartire a funzionare.

In tal modo ai primi di febbraio scorso l’azienda era a pieno regime anzi lavorava in surplus per smaltire le richieste inevase di due settimane di chiusura forzata. Per recuperare il tempo perduto, l’azienda aveva messo in moto gli straordinari in accordo con i lavoratori per produrre in brevissimo periodo la quota massima di produzione, 130.000 krapfen giornalieri, per far fronte alle richieste inevase nei giorni di chiusura causata dall’incendio.

«Al momento la produzione va discretamente, produciamo standard per evadere gli ordini per novembre nell’ordine dei 50.000 krapfen giornalieri, ma è chiaro che già da fine mese tutto rallenterà. Ci aspettiamo a breve una netta diminuzione degli ordinativi», ricorda Luciano degli Esposti. Il tutto è legato alla pandemia e alle ipotizzate chiusure di bar e ristoranti, sperando nel carnevale. Si temeva per la commesse americane, e in effetti il mercato Usa attualmente appare totalmente fermo. «Un vero peccato, perché con gli americani avevamo da poco siglato un importante contratto». G.RI.













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