il dibattito

Biodigestore, Porte Rendena ancora divisa: “Inquina e porterà traffico”, “No, sarà un ottimo fertilizzante”

Tesi a confronto nell’incontro pubblico sull’impianto per smaltire le deiezioni bovine della valle. I promotori: «Ora il Comune decida»


Carlo Bridi


PORTE RENDENA. La vicenda per la concessione all’azienda zootecnica di Elio Valentini di Porte Rendena dell’autorizzazione alla costruzione di un biodigestore, che potremo chiamare “concimaia tecnologica evoluta”, per far meno paura, si è arricchita di una nuova puntata.

A giugno sono passati due anni da quando il progetto fu presentato agli assessori provinciali Mario Tonina (ambiente) e Giulia Zanotelli (agricoltura).

Sabato sera, 23 aprile, su iniziativa dell’Amministrazione comunale si è organizzato un incontro nel quale finalmente si sono potute confrontare in campo aperto le posizioni. 

Per i promotori del biodigestore questa è la migliore soluzione possibile per risolvere il problema dell’eccesso di deiezioni zootecniche in Val Rendena in rapporto agli ettari di prati disponibili, impattando il meno possibile sull’ambiente con zero emissioni come dimostra l’esperienza pluriennale di simili impianti in Svizzera ed in Germania.

Ma c’è anche una parte di popolazione che ha ribadito i mille dubbi sulla bontà del progetto.

In mezzo l’amministrazione comunale che pur di fronte ad un progetto  approvato a livello provinciale, non ha preso una decisione.

Una breve cronistoria: il progetto dell’impianto è stato ideato da Future Power dell’ingegner Marco Baudino su licenza e supporto tecnico di Renergon international AG e finanziato dalla società Rendena Organic della quale è socio di maggioranza  lo stesso Baudino ma con soci importanti anche alcuni imprenditori di primo piano della valle. La bontà del progetto – secondo i suoi sponsor - è provata anche dal fatto che essendo il primo in montagna e come tale un esempio è finanziato in prevalenza proprio da chi l’ha progettato.

Fra le molte contestazioni al progetto, il fatto che questo impianto provocherebbe un forte aumento di traffico della valle per il letame portato da altre stalle. “Cosa non vera”, afferma il proprietario della stalla di 300 capi Elio Valentini presso la cui stalla verrebbe realizzato il progetto. “La capacità dell’impianto è quella di lavorare 4000 ton di letame e altri scarti dell’azienda l’anno, e già oggi quelli registrati ufficialmente (PUA) sono circa 3000 ton. Un certo margine dimensionale, afferma l’ingegnere, è bene averlo come hanno dimostrato tante altre iniziative analoghe perché poi c’è sempre qualche aumento degli scarti disponibili oggi talvolta celati”.

Tornando all’incontro pubblico, i proponenti del progetto sono soddisfatti perché finalmente hanno potuto spiegare con dettagli tecnici tutto il progetto sfatando tanti “si dice”. “La nostra tecnologia - ha ribadito  Baudino - dà il massimo di garanzie su qualsiasi tipo di inquinamento, anche il materiale biodigestato che diventa un ottimo fertilizzante non ha nessun odore come quello che sprigiona invece il letame che viene sparso nei prati”.

Ora gli interessati sperano che l’Amministrazione comunale, ottenuta la conferma dei dati richiesti alla Provincia a suggello del progetto, prenda una decisione.













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