Quando le donne (spesso) dettano legge nello sport 

Predazzo, domani il convegno nazionale “Giovani, sport e montagna” con un focus su “Sport femminile: il genere fa la differenza?”. Ospite Bellutti



PREDAZZO. Domani è in programma a Predazzo la 9ª edizione del convegno nazionale di formazione “Giovani, sport e montagna”. Il tema dell’evento, organizzato come sempre dal Gruppo Sciatori Fiamme Gialle, sarà: “Lo sport femminile: il genere fa la differenza?” Il seminario, rivolto in particolare a dirigenti sportivi, tecnici, insegnanti e studenti si svolgerà dalle 8,45 nella sala teatro della Scuola Alpina della Guardia di Finanza.

Anche per l’edizione 2018 le Fiamme Gialle porteranno a Predazzo un parterre di relatori e moderatori di altissimo livello, a partire dall’olimpionica del ciclismo su pista (Atlanta 1996 e Sydney 2000) Antonella Bellutti passando per Rossana Ciuffetti, direttore scientifico della Scuola dello Sport del Coni, Marco Mencarelli, tecnico delle squadre nazionali giovanili femminili della Federvolley, Valter Durigon, docente di Scienze Motorie presso l’Università di Verona, Silvia Migliaccio, docente di endocrinologia all’Università del Foro Italico di Roma, Francesca Vitali, docente di psicologia all’Università di Verona, Silvia Pogliaghi, docente di fisiologia sempre nel capoluogo Scaligero. Interverrà anche Luisa Rizzitelli, Presidente di Assist – Associazione Nazionale Atlete, oltre ovviamente al responsabile scientifico del convegno, il professor Federico Schena, direttore del Centro Ricerca Sport Montagna e Salute CeRiSM di Rovereto e Presidente dei corsi di Laurea in Scienze Motorie presso l’Università di Verona.

Se è certo che una buona genetica serve ed aiuta nella prestazione sportiva di alto livello non vi è alcun dubbio che la capacità di raggiungere prestazioni di élite, almeno in Italia, sembra essere una caratteristica più frequente tra le femmine, con buona pace di coloro che sono convinti della superiorità maschile e della minor propensione delle nostre ragazze all'impegno agonistico. Ed invece i fatti (e le classifiche delle competizioni più recenti) ci dicono che le cose non stanno così. E non si tratta solo di singoli casi, pure eclatanti (fortunatamente i grandi campioni e le grandi campionesse ogni tanto nascono anche in Italia…) piuttosto di una diffusa differenza che riguarda singoli risultati di alto livello ma che ormai da anni viene riscontrata in vari sport tra cui anche quelli della montagna. Quindi un fatto assodato e non più un caso, seppure vantaggioso per il nostro movimento sportivo.

Il convegno, le cui iscrizioni sono già chiuse con un numero record di oltre 300 partecipanti, vuole quindi cercare di approfondire, con un confronto aperto e senza pregiudizi, le possibili ragioni di questa situazione, partendo dagli aspetti biologici e funzionali. (l.ch.)















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