«La memoria è dovere morale per non ripetere gli errori» 

La cerimonia a Cavalese. Ieri mattina commemorato il 22° anniversario della tragedia del Cermis, ricordato anche il disastro del 9 marzo 1976. Il sindaco Welponer: «Questa ricorrenza ha un sapore amaro, per i parenti e per la collettività»


Luciano Chinetti


Cavalese. Ventiduesimo anniversario della tragedia del Cermis ieri mattina a Cavalese. Un momento celebrativo ancora molto sentito e pregnante che per volontà del Comune e della parrocchia di Santa Maria Assunta è stato accomunato al ricordo del primo disastro funiviario del 9 marzo 1976, in cui persero la vita ben 42 sciatori. La cerimonia è iniziata con la messa alle 10 nel Santuario della chiesa dell’Addolorata celebrata dal decano don Albino.

Il monito per il futuro

«Anche oggi qui in questo Santuario – ha detto il celebrante – vogliamo fare memoria per imparare e fare monito per il futuro». Il sacerdote ha voluto fare un accostamento fra il Vangelo che parlava di un indemoniato liberato da Gesù e i fatti tragici del Cermis e del disastro di Stava. «Sono due episodi nei quali – ha ammonito il decano di Fiemme - il Male si è impossessato delle persone e di fronte alla morte purtroppo siamo sempre impreparati». Al termine del rito religioso il diacono Emanuele Lamacchia ha scandito il nome delle 62 vittime del Cermis. Poi nel cimitero nuovo, davanti alle due stele, si è tenuta la cerimonia commemorativa alla quale hanno preso parte numerose autorità, guidate dal Commissario del Governo e prefetto Sandro Lombardi, affiancato dal vicepresidente del Consiglio regionale Luca Guglielmi, dal vicequestore Stefano Valeri dall’ assessore provinciale Mattia Gottardi. Erano presenti anche il consiglieri provinciali Gianluca Cavada e Piero De Godenz . La Magnifica era rappresentata dal regolano di Daiano Marco Vanzo, affiancato dal presidente della Comunità di valle Giovanni Zanon e dal presidente delle Funivie del Cermis Giulio Misconel insieme al direttore Silvano Seber.

La voce del sindaco

A dar voce al sentimento dei presenti ci ha pensato il sindaco di Cavalese Silvano Welponer che oltre che ringraziare il Console generale degli Stati Uniti l’Ambasciatore d’Austria e il presidente della Provincia di Bolzano Kompatscher, che non potendo presenziare alla cerimonia hanno fatto pervenire le loro parole di partecipata vicinanza, ha dato il suo abbraccio fraterno ai parenti delle vittime che hanno condiviso questo momento, alle signore Elena e Anna Vanzo di Masi, moglie e figlia dello sfortunato manovratore. «Oggi a distanza di 22 anni da quel tragico disastro del 3 febbraio ‘98 e quasi 44 dal quel tremendo 9 marzo 1976 - ha detto il sindaco Welponer - questa ricorrenza ha ancora un sapore amaro, non solo per i parenti delle vittime, ma anche per tutta la nostra collettività. Oggi vengono alla mente le parole che il presidente Mattarella ebbe ad inviare alla nostra comunità: “La grave e colpevole sciagura lascia aperte le ferite nell’animo dei parenti e degli amici di quanti erano in quella maledetta cabina. La Comunità di Cavalese e di Fiemme e con loro l’intera comunità nazionale hanno ricostruito il tessuto di solidarietà umana, le condizioni di fiducia e di maggior sicurezza”. Oggi vogliamo ricordare – ha proseguito il sindaco - le tante vittime innocenti del Cermis. E lo vogliamo fare con forza e rinnovata determinazione, perché è necessario dare una risposta a chi interroga la propria coscienza e ancora non trova né giustificazione, né giustizia. Lo vogliamo dire perché questi fatti non sono tali da negare l’esistenza di precise responsabilità. Non si è trattato di semplici errori umani o di imprevista fatalità - ha sottolineato ancora Welponer - ma causate da precise responsabilità individuali e complicità per la mancanza di rispetto per la vita umana. La memoria è un dovere morale che induce tutti noi, istituzioni e semplici cittadini a fare in modo che gli errori del passato non abbiano a ripetersi».

L’assessore provinciale agli enti locali Mattia Gottardi presente ieri alla celebrazione di Cavalese in una nota ha rimarcato che «il Cermis è una ferita che non si rimargina per una doppia tragedia sulla quale aleggia ancora un grande punto interrogativo. E’ anche e soprattutto attraverso la memoria – ha sottolineato l’assessore Gottardi – che è possibile guardare al futuro».













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