VAL DI FASSA

Istitut Ladin, la spaccatura «è una sconfitta per tutti» 

Il direttore Fabio Chiocchetti esprime la sua amarezza a pochi mesi dal congedo. «Il ladino e il luogo deputato a custodire la memoria comune sono ridotti a “terra di conquista”» 



SEN JAN. «Mai avrei immaginato di dover assistere, dopo 40 anni di onorato servizio, a pochi mesi dal congedo, a una spaccatura così profonda e irreparabile, come quella determinata dalle dimissioni di due membri del Consiglio di amministrazione, per il solo fatto di aver sostenuto pubblicamente le proprie opinioni». Fabio Chiocchetti, direttore dell'Istitut Cultural Ladin (Icl) Majon di Fascegn, affida a una lunga lettera tutta la sua amarezza per quanto sta avvenendo nel cuore della ladinità fassana. «A questo punto - continua Chiocchetti - non ha alcuna importanza stabilire chi abbia ragione e chi no: qualsiasi spazio di dialogo appare definitivamente compromesso. Nessuno canti vittoria: è una sconfitta per tutti. È il fallimento di un progetto avviato 45 anni fa dai Padri Fondatori, teso a dar fondamento e dignità culturale al percorso di emancipazione della comunità ladina di Fassa».

In relazione al discirso sull’inutilità di stabilire da che parte stiano torti e ragioni, è giusto comunque ricordare che l’attuale situazione nell’Icl è giunta dopo la critica, espressa nei confronti del progetto di riforma dell’Istituto, abbozzato dalla presidente Lara Battisti e duramente criticata dai consiglieri Andrea Rizzi e Lodovica Dioli, che poi solo pochi giorni fa si sono dimessi dalla carica. E ora, senza entrare nel merito dell’ipotesi di riforma dell'Istituto culturale, scaturita nel marzo 2019 nel corso dell'iniziativa “Stati Generali della Montagna”, Fabio Chiocchetti esprime il suo accorato malessere. «Se dunque il ladino, da motivo di unità e orgoglio diventa tema di divisione, se il luogo deputato a custodire la memoria e a valorizzare il patrimonio comune è ridotto a “terra di conquista”, anziché continuare ad essere punto d’incontro tra le generazioni, terreno di coesione sociale, luogo di raccolta delle forze migliori della valle, come è stato per decenni, allora non è l’Istituto che ha mancato la sua missione: è il fallimento di un’intera comunità».

Da mesi Chiocchetti aveva cercato di mantenere ogni considerazione in sede istituzionale, evitando polemiche e rifiutando interviste, nella speranza che le componenti dell’Istituto trovassero una posizione comune. Un estremo tentativo di affrontare la tematica in chiave tecnica e propositiva era stato affidato al documento intitolato “Contributo per la revisione del quadro giuridico-istituzionale concernente l’Istitut Cultural Ladin “Majon di Fascegn”, datato 25 gennaio 2020 e proposto agli organi istituzionali con il rammarico di non aver ricevuto un cenno per “ricevuta”. Fabio Chiocchetti così conclude il suo commiato. «Mi accingo mestamente a portare a compimento il mio mandato prendendo spunto dalle parole di Luigi Heilmann (uno dei padri fondatori dell'Istituto). Rivolgo un pensiero di speranza ai giovani, che negli anni scorsi sempre più numerosi hanno collaborato all’attività dell’Istituto con la loro vitale esuberanza e con il loro entusiasmo. Quando questa terribile “doppia tempesta” sarà passata – perché passerà, statene certi – tornate a popolare le “stanze della memoria”, tornate a frequentare la Biblioteca, il Museo, gli archivi: ritroverete le tracce dei vostri antenati, le orme lasciate dai Pionieri, che hanno speso una vita per salvare la lingua e la cultura della gente di Fassa».













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