Il bacino artificiale di Pezzé è ripulito da tutto il limo 

Opere pubbliche in sicurezza. I detriti sono stati svasati secondo un piano di tutela delle acque provinciali, soprattutto dopo l’evento di fine ottobre. Preoccupano i fanghi di Stramentizzo


Gilberto Bonani


Moena. Ieri mattina si è concluso lo svaso del bacino artificiale di Pezzé e le acque dell’Avisio gradualmente perderanno la colorazione nerastra che le ha caratterizzate dalla metà di maggio con due soli giorni di sospensione in occasione del giro d’Italia e la Marcialonga Cycling. Il bacino artificiale di Pezzé è stato realizzato nel primo dopoguerra, ha una capacità di circa 400 mila metri cubi e alimenta la centrale di Predazzo. Come ogni lago realizzato sul corso di un torrente raccoglie una grande quantità di detriti che lentamente occupano l’invaso. Si tratta di un limo maleodorante che periodicamente va asportato, anche per ragioni di sicurezza assicurando la completa movimentazione delle paratie di scarico. «Nel tempo - spiega l’ingegnere Lorenzo Cattani amministratore delegato e direttore di Hydro Dolomiti – avevamo mantenuto il ritmo di uno svaso di una decina di giorni ogni tre anni. Quest’anno lo svaso era ancora più doveroso a seguito dell’evento estremo registrato a fine ottobre». Un problema nel problema perché ogni qualvolta si apre la diga si versano tonnellate di fango scuro lungo tutto il corso dell’Avisio.

Pescatori in allarme

I pescatori sono la categoria più in allarme per i danni provocati dal limo che intorbida le acque, riduce la quantità di ossigeno presente e va a intaccare la flora e la fauna ittica. «L’operazione – prosegue Cattani – avviene secondo il piano di tutela delle acque provinciali ed è monitorato sia dal nostro personale e in maniera indipendente dagli enti provinciale preposti. Vengono tenuti sotto controllo vari parametri fisici tra cui i livelli di torbidità».

Il tema degli svasi dei bacini idroelettrici è uno dei grandi problemi della gestione dei corsi d'acqua nelle Alpi. Nonostante studi e convegni non si trovano soluzioni logiche e sostenibili sia dal punto di vista economico che ambientale. Quest’anno il Trentino ha aderito al progetto pilota europeo denominato HyMoCARES che coinvolge 13 partner di tutti gli Stati del territorio alpino e ha l’obiettivo di studiare, quantificare e tutelare i servizi che torrenti e fiumi ben gestiti sono in grado di offrire.

Il torrente Avisio è uno dei siti pilota del progetto. Su questo corso d’acqua sono presenti dei rilevatori che analizzano la quantità di particolato trasportato dalle acque.

Stramentizzo è “grave”

Un problema ben più grave assilla il bacino di Stramentizzo, a Molina di Fiemme, non più ripulito dal fango dai tempi della tragedia di Stava (anno 1985). I fanghi di Stramentizzo occupano più dei due terzi del bacino, riducendo così anche la sua funzione di regolazione della portata in caso di piene. Per ora si prevede solo la costruzione di una briglia filtrante in grado di ridurre l’afflusso di materiale nel lago. «I livelli di sicurezza sono comunque mantenuti» – spiega ancora Lorenzo Cattani. «In occasione della tempesta Vaia, per richiesta della Protezione civile, sono state aperte le paratie di fondo per ridurre la portata dell’Avisio e tutto ha funzionato a dovere».

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