Ferrata Bepi Zac, appaltati i lavori di consolidamento 

Cantiere ardito. La ditta Pek Disgaggi dovrà operare al Passo San Pellegrino, tra i 2.500  e i 2.800 metri. Il percorso segue la linea del fronte, tra cunicoli e postazioni della Grande Guerra


Gilberto Bonani


Moena. La giunta comunale ha deliberato di affidare alla ditta Pek Disgaggi di Predazzo la sistemazione della ferrata Bepi Zac al passo San Pellegrino per un importo di quasi 65mila euro. La gara prevedeva una spesa di 71mila 535 euro ma l’azienda ha applicato un ribasso del 12%.

Nel 2021 quindi si aprirà un ardito cantiere a una quota compresa tra i 2.500 e 2.800 metri. Il compito delle maestranze è quello di consolidare una delle più belle ferrate delle Dolomiti che ripercorre fedelmente la linea del fronte nella catena del Costabella.

Da più di un anno la Sat (Società degli alpinisti tridentini) attendeva questo annuncio perché dopo il passaggio degli operai della ditta di Predazzo la Sat rinnoverà chiodi, cordini, scale, di cui sono dotati alcuni tratti dei tre chilometri di percorso che va dal passo delle Selle alla Sforcela del Ciadin.

La chiusura della ferrata aveva sollevato preoccupazione tra gli operatori turistici ma anche tra gli estimatori del tracciato E637 (la denominazione tecnica della ferrata). Purtroppo il percorso alpinistico non è un itinerario come tanti altri.

La ferrata, intitolata alla mitica figura di Bepi Zac, guida del posto, si muove su un territorio fortemente inciso dall’uomo. Qui migliaia di soldati austroungarici e italiani hanno scavato trincee, ricavato cunicoli, dormitori, postazioni di mitragliatrice, depositi nel corso dei primi anni della Grande Guerra. Dopo cento anni gli agenti atmosferici hanno reso insicuri passaggi e camminamenti.

Per anni volontari dell’associazione “Sul fronte dei ricordi” hanno cercato di mantenere liberi i passaggi e puntellare le rocce fessurate. Livio Defrancesco, presidente dell’associazione, ogni autunno sale in quota per chiudere la camerata dei Kaiserjäger (ancora con le parti in legno originali) per evitare che la neve portata dal vento riempia la cavità. Ai primi segni primaverili ritorna sulla postazione per riaprire le porte in modo che il calore del sole asciughi l’arredo ligneo. Negli inverni nevosi (come l’attuale) inforca sci e pelli di foca per liberare dalla neve “L’osservatorio italiano”, una postazione aerea dove è accolta parte delle immagini di “Guerra alla guerra”, la sequenza di foto del giovane anarchico tedesco Ernst Friedrich, presente nel museo “La Gran Vera” al Navalge di Moena.

Ora c’è attesa per l’intervento che renderà più sicuro il cammino tra i resti storici del fronte con l’auspicio che i lavori di consolidamento non sciupino il fascino della memoria.















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