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Covid, l’immunità di chi si è ammalato dura almeno 9 mesi: lo studio della trentina Ilaria Dorigatti all’Imperial College di Londra

La docente ha illustrato in anteprima i risultati a Tgr Leonardo

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di Luca Marognoli


TRENTO. Gli anticorpi prodotti dall’organismo infettato dal Coronavirus durano almeno 9 mesi. E’ una delle scoperte fatte dalla trentina Ilaria Dorigatti, specialista in modelli matematici per l’epidemiologia delle malattie infettive, professoressa all’Imperial College di Londra. La docente ne ha parlato oggi a Tgr Leonardo, il telegiornale scientifico della testata regionale Rai, presentando uno studio che sarà pubblicato a breve sulla stampa specialistica.

"Abbiamo analizzato i dati sulla sierologia a Vo’ Euganeo – ha spiegato – . Sono stati fatti due campionamenti in tutta la popolazione: uno a maggio e uno a novembre, ritestando le persone che erano positive in precedenza. Esistono diversi tipi di anticorpi e tendono a decadere nel tempo. La buona notizia è che il 99% di esse aveva ancora una risposta anticorpale misurabile a novembre. Significa che questi anticorpi durano nel tempo: almeno 9 mesi dopo l’infezione”.

“Un’altra buona notizia è che non vediamo differenze significative fra infezioni sintomatiche e asintomatiche, fra maschi e femmine, fra casi ospedalizzati e non: la risposta anticorpale è simile in queste diverse categorie di persone. Vediamo però delle differenze fra classi di età diverse e fra persone con un indice di massa corporea diverso: tipicamente quelle con indice più alto tendono ad avere livelli anticorpali più alti, anche se la durata degli anticorpi è molto simile”.

La scoperte fatte a Londra riguardano anche le reinfezioni: “Abbiamo visto che nel 18% delle persone con una risposta anticorpale a maggio, il titolo anticorpale cresceva a novembre. Il numero è basso, ma in 16 soggetti raddoppia addirittura. Ci sono evidenze che la maggioranza di queste persone sia stata in contatto con altre persone positive al virus, nel periodo fra maggio e novembre: quindi sospettiamo, anche se non abbiamo la prova scientifica, che alcuni di questi casi potrebbero essere delle reinfezioni. Tutte queste re-esposizioni al virus sono state asintomatiche, quindi non hanno comportato conseguenze gravi”.

 

L’epidemiologia quindi non serve solo per contare e prevedere, ha osservato la conduttrice del programma: “Esattamente: serve per capire i dati e la durata della risposta immunitaria. Prima di prevedere dobbiamo capire”.













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