BOLZANO - IL CASO

Bolzano, centro di accoglienza, “sequestrati” gli operatori

Otto richiedenti asilo hanno bloccato il cancello d’ingresso con una catena e lucchetto fermando tutta l’attività



BOLZANO. La segnalazione che finirà sul tavolo del Commissario del governo è datata 11 giugno. E’ firmata dal referente della struttura di accoglienza di profughi e richiedenti asilo realizzata nell’ex caserma Gorio ai Piani di Bolzano.

Tra le righe una denuncia che probabilmente non potrà essere ignorata dagli inquirenti in quanto alcuni operatori che si occupano dall’assistenza agli stranieri sarebbero stati rinchiusi all’interno della struttura da otto richiedenti asilo.

Nella relazione vengono indicati tutti i nomi dei presunti responsabili. I carabinieri, intervenuti sul posto proprio su richiesta di alcuni operatori, non sarebbero stati messi nelle condizioni di capire se l’azione di forza messa in atto da alcuni richiedenti asilo (contrari ad essere trasferiti in altre strutture di accoglienza di periferia) abbia oltrepassato o meno il limite del lecito.

I carabinieri hanno comunque confermato di aver rinvenuto sul cancello di ingresso della struttura la catena indicata con chiarezza nella relazione firmata dal referente, un operatore della cooperativa sociale “River Equipe Onlus”. Il lucchetto, però sarebbe stato aperto pochi istanti prima dell’arrivo delle Forze dell’ordine e nessuno degli operatori avrebbe fatto dichiarazioni specifiche, cercando - nella sostanza - di minimizzare l’accaduto.

Il referente, però, una dettagliata relazione l’ha fatta ed il quadro che emerge non è dei più rassicuranti. Nel documento si rileva che l’azione di forza degli otto richiedenti asilo è scattata alle 7 del mattino dell’11 giugno. Gli otto (che agivano coordinati) hanno fatto irruzione negli uffici amministrativi della struttura intimando agli operatori di uscire dall’ufficio.

Il blocco del cancello avrebbe tra il resto impedito ad alcuni profughi di recarsi al lavoro all’esterno e ad una operatrice (di cui vengono indicate le generalità) di iniziare il proprio turno di lavoro. Successivamente la donna sarebbe riuscita ad entrare per iniziare il servizio ma sarebbe stata colpita (nel documento si usa questo termine generico) da uno degli ospiti che nel frattempo avevano organizzato un’assemblea nel vano cucina. Nel documento viene indicato anche il presunto organizzatore dell’azione di forza. Il documento , già noto agli uffici della Provincia dell’assessora Martha Stocker, verrà consegnato al Commissario del governo. 













Scuola & Ricerca

In primo piano

L’ultimo saluto

A Miola di Piné l’addio commosso a don Vittorio Cristelli

Una folla al funerale del prete giornalista che ha segnato un’epoca con la sua direzione di “Vita Trentina”. Il vescovo Tisi: «Non sempre la Chiesa ha saputo cogliere le sue provocazioni»

IL LUTTO. Addio a don Cristelli: il prete “militante”
I GIORNALISTI. Vita trentina: «Fede granitica e passione per l'uomo, soprattutto per gli ultimi»
IL SINDACO. Ianeselli: «Giornalista dalla schiena dritta, amico dei poveri e degli ultimi»