«Nuova Villa San Pietro congruente e compatibile» 

Il caso ad Arco. La ricostruzione dello storico edificio in centro anima Italia Nostra e Wwf Toffolon: «C’è una logica ottocentesca che va recuperata, non solo maquillage delle fronti»


Gianluca Ricci


Arco. L’archiviazione da parte della Provincia dell’istanza di annullamento del permesso di ricostruire Villa San Pietro presentata da Italia Nostra e dal Wwf non sancisce l’inattendibilità del ricorso. Anzi, secondo i proponenti ne fortifica le ragioni, visto che il Comune è stato effettivamente costretto ad annullare la procedura in autotutela e a ripresentare il piano attuativo per iniziare un nuovo iter urbanistico: «Esattamente quello che chiedevamo noi – ha spiegato Beppo Toffolon, referente locale di Italia Nostra – visto che la proprietà non aveva ancora provveduto a realizzare le opere di urbanizzazione previste e che il piano sarebbe andato a scadere poche settimane dopo. Certo, non sarebbe stato male che la Provincia avesse passato in rassegna anche le altre motivazioni per cui chiedevamo l’annullamento, quelle sostanziali, legate ad aspetto e cubature sulle quali invece pilatescamente a Trento hanno deciso di non esprimersi».

A questo punto si tratta di capire come intenderà procedere la proprietà, che ha già accettato un primo faccia a faccia con l’amministrazione per apportare qualche modifica. «Il vecchio piano – ha aggiunto Toffolon – era in contrasto palese con le prescrizioni del piano regolatore perché portatore di caratteri architettonici diversi dal contesto in cui il complesso si trova. Vedremo come sarà approvato quello nuovo, nonostante i recenti aggiornamenti normativi permettano rifacimenti in chiave contemporanea. Il maquillage delle fronti non basta: quello della congruenza e della compatibilità di una nuova architettura rispetto ad un contesto omogeneo e specifico com’è quello ottocentesco che circonda Villa San Pietro è un problema con cui fare i conti. Salendo sulla rocca e guardando in basso, rischieremmo di vedere galleggiare una zattera terrazzata in mezzo a un mare di tetti spioventi in laterizio: c’è una logica ottocentesca che va rispettata e recuperata. E a chi dice che il progetto è stato scelto da una commissione di esperti in seguito a un concorso di idee, rispondo che prima era necessario esplicitare cosa si voleva: un atto politico, non certo architettonico».

La speranza di Toffolon è che la comunità acquisti sensibilità su questi temi, perché non ha senso «catapultare un po’ ovunque da internet queste scatolette in contesti incompatibili: serve coerenza».

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