Schianto moto-bici, morì il centauro: 4 mesi al ciclista 

L’incidente a Tenno: il turista germanico ha patteggiato per omicidio stradale A perdere la vita un giovane bergamasco. Accertato il concorso di colpa



TENNO. L’impatto su uno dei tornanti che da Deva portano a Pranzo. Da una parte scendeva un turista germanico in bici da corsa, dall’altra saliva un centauro lombardo di 36 anni a bordo di una Kawasaki Z1000 acquistata da poche settimane. Dopo lo scontro, i due mezzi a terra. “Aggrappato” alla Kawasaki il metallo contorto del telaio della bici da corsa. Un’immagine che potrebbe restituire un esito scontato di quello scontro. Eppure in quell’incidente – era il 29 aprile dello scorso anno – perse la vita proprio il motociclista, Francesco Pinetti, di Palosco, in provincia di Bergamo. L’uomo era stato sbalzato dalla sella e aveva terminato la corsa sbattendo il capo contro un muro di contenimento a bordo strada. Una dinamica particolarmente sfortunata, visto che il piccolo muretto era circondato da un ampio prato: pochi centimetri più a lato e probabilmente Pinetti se la sarebbe cavata con qualche botta e nulla più.

I rilievi della polizia stradale di Riva del Garda avevano evidenziato una corresponsabilità da parte del ciclista, che – affrontando il tornante “allargando” la traiettoria - aveva invaso la corsia di marcia opposta. Ieri mattina si è concluso il procedimento giudiziario a carico del ciclista germanico: di fronte al Gup Riccardo Dies, l’uomo, imputato per omicidio stradale, ha patteggiato quattro mesi di reclusione, pena sospesa. Una pena particolarmente tenue poiché il danno è stato già risarcito e perché i rilievi della stradale hanno evidenziato un concorso di colpa: anche la vittima, affrontando il tornante, aveva allargato oltre la mezzeria.

Francesco Pinetti, che quel giorno doveva andare al passo del Ballino con alcuni amici, non era morto sul colpo. Dopo la rianimazione praticata sul posto dall’equipe medica giunta con l’elicottero, era stato trasportato in condizioni gravissime a causa del trauma cranico all’ospedale Santa Chiara di Trento. Qui il camionista bergamasco era morto dopo quattro giorni di agonia, lasciando la moglie e due bambini di appena 9 e 4 anni. Una tragedia seguita da un grande gesto di generosità da parte dei famigliari, che avevano acconsentito alla donazione degli organi.

Il ciclista tedesco finito a processo se l’era invece cavata con una gamba fratturata.













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