Musei ledrensi, 60mila visitatori 

Sul dato del 2018 pesano i lavori di ampliamento di Molina, che hanno costretto alla chiusura anticipata


di Aldo Cadili


LEDRO. Nel corso del 2018 sono stati oltre 60mila i visitatori dei sei musei della valle di Ledro che dal 2012 costituiscono la ReLED (la Rete Museale Ledro) gestita con la riconosciuta competenza a livello internazionale dal Muse, il trentino Museo delle Scienze, il quale, diretto da Michele Lanzinger, negli ultimi due anni ha avuto l’invidiabile primato di 2 milioni di presenze.

Per Ledro sono numeri molto significativi che sicuramente risulterebbero ben più elevati in sintonia con il trend in progressione degli ultimi tempi se a fine agosto il museo delle palafitte di Molina, con gli oltre 40 mila ingressi del 2017, non avesse chiuso i battenti per i previsti lavori di ampliamento. Pertanto sono stati 26.500 i visitatori nell’arco dei sei mesi di apertura (era iniziata il 1 marzo) di questo “gioiellino” di testimonianze archeologiche dell’età del bronzo tra i più importanti dell’arco alpino. Nel 2011 questo compendio preistorico è stato proclamata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Molto numerose sono state le scolaresche provenienti da varie regioni per le quali sono stati attuati programmi culturali molto apprezzati, come lo sono le attività estive, denominate “Palafittando”, con un centinaio di appuntamenti.

Le altre realtà museali ledrensi sono state penalizzate dalla loro apertura al solo periodo primaverile ed estivo. Da maggio a settembre lo è stato il Biotopo dell’Ampola con quasi 13.000 visitatori (12.596 per la precisione) che ha offerto l’occasione di scoprire un ambiente umido che racchiude fragili e interessanti tesori animali e vegetali. Mentre il centro visitatori sull’altipiano di Tremalzo, dedicato al botanico tiarnese monsignor Mario Ferrari, da giugno a settembre ha registrato 2.330 ingressi.

Limitazioni pure alle testimonianze garibaldine della famosa battaglia del 21 luglio 1866 a Bezzecca. Il Colle di Santo Stefano con la chiesa-ossario è stato aperto da maggio ad ottobre con afflusso calcolato in 10 mila persone le quali giungono anche negli altri mesi malgrado la chiusura del tempio. In realtà il resoconto risulterebbe più elevato come sarebbe per il decentrato museo garibaldino ospitato in un dismesso lavatoio pubblico poi innalzato di un piano per essere trasformato nella caserma dei pompieri. Gli ingressi sono stati 2.300 malgrado le condizioni di precarietà della inospitale sede che in un prossimo futuro sarà trasferita nell’idoneo ex municipio del paese. Nel compiacersi per i lusinghieri risultati ottenuti, l’assessore Fabio Fedrigotti ha annunciato una consistente assegnazione provinciale che consentirà di concretizzare a breve questo progetto.

Infine il museo farmaceutico “Achille Foletto” nel centro storico di Pieve che espone i vari “strumenti” utilizzati in due secoli dalla Famiglia Foletto e per l’apertura annuale la frequentazione risulta di varie migliaia di persone.













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