Quei sogni di Andreas, morti con lui sotto la neve



Chi nasce con gli sci ai piedi, non mette mai in conto di morire sotto la neve. Chi vola sulla seta bianca di fiocchi come un gabbiano scivola nell’azzurro del cielo, non pensa d’incontrare un avversario chiamato destino. Anche se sa molto bene che una discesa piena di emozioni può anche essere un biglietto di sola andata.

L’adrenalina e la gioia sono speciali compagne di sciata. Ma ogni sfida, a maggior ragione in montagna e con condizioni non certo ideali, ha sempre due facce: quella della vittoria e quella della sconfitta. Se ci fosse solo la prima, non sarebbe una sfida. E la morte è una bestia silenziosa che è straordinario domare da soli, quando il giorno sta per sconfinare nella notte e tutto diventa più difficile e insieme più avvincente. Un ragazzo, i suoi sci, la sua energia, la sua vitalità, la sua maestria e la neve: cosa ci può essere, in tutto questo, di insidioso, di pericoloso? 

Chi si tuffa con gli sci in neve fresca, come ha fatto Andreas l’altro pomeriggio, con i suoi 21 anni pieni di sogni da realizzare, ha quasi sempre già visto altri amici “cadere”. Perché la montagna dà e prende. Ma la montagna, per chi vive qui, è poco più che un cortile di casa imbiancato: non può tradire, travolgere o uccidere. Ma non è sempre così. Il gioco è più bello quando c’è un po’ di pericolo, ma una valle in lutto non può consolarsi pensando che Andreas sia morto giocando spensierato in un teatro magico che doveva esser vestito solo d’allegria. 













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