I consiglieri provinciali offendono l'aula. E se lo dici minacciano querele



orsogay

È successo che i signori consiglieri provinciali si sono offesi perché qualcuno ha osato criticarli. Stavo seguendo i lavori del consiglio provinciale su internet incapace di capire se dicevano sul serio o se - come è accaduto anche negli ultimi tre giorni - era solo un modo per far passare il tempo e rimandare a un’altra volta il voto della legge contro l’omofobia. Così ho spento il pc e sono corso dentro il palazzo a controllare. Facevano sul serio. Seri e severi - minacciosi di querela - contro chi aveva definito “indegna” l’aula di cui sono protagonisti. Roba da non credere.

Proprio loro che in quell’aula hanno invitato un collega ad andare a fare del buon sesso (ma il termine utilizzato da Manuela Bottamedi nei confronti del collega Civettini era in realtà molto più esplicito), loro che nell’indifferenza generale hanno storpiato il nome di Gesù e della Madonna (Civettini), che hanno paragonato i diritti degli omosessuali a quelli di un individuo che si crede un ornitorinco (il consigliere Cia dopo essersi documentato su YouTube), loro che sono stati capaci di delineare scenari in cui i trans tolgono il lavoro agli eterosessuali (Fugatti), proprio loro - i consiglieri virili - che in quell’aula scherzavano chiamando gli altri con i nomi declinati al femminile (Kaswalder e Zanon).

Quella domenica di febbraio che mi mandarono a raccontare i lavori del palazzo sospettai di essere una vittima di “Scherzi a Parte” finché un collega dell’altro giornale mi disse: rassegnati, è realtà.

Poi arriva uno che a quella legge è molto interessato (essendo il proponente) e dice che l’aula su questa norma è stata “indegna”. Che è come dire che il re è nudo. Apriti cielo. Ecco i consiglieri Borga e Viola affermare che l’offesa all’aula è gravissima, dopo aver tollerato in quell’aula il dibattito da Bar Sport. Ecco Simoni a chiedere querele. Ecco il comunicato «stigmatizzante» del presidente del consiglio Dorigatti. E dire che quella parola “indegna” l’avevamo usata pure noi del Trentino, l’inverno scorso, per descrivere la fine ingloriosa, tra urla e spintoni, del disegno di legge regionale sulle preferenze di genere.

Cari consiglieri, non prendetevela con chi (secondo voi) denigra quell’aula che siete riusciti (benissimo) a offendere da soli. Anche con quel «benaltrismo» di cui siete maestri, cioè la strategia di chi dice che i problemi sono ben altri. E che è l’alibi perfetto per non risolverne nessuno.

Lo sapete che se questa legge - tanto innocua, ormai, dopo le modifiche, da essere diventata ormai solo una questione di principio- se questa legge fosse in vigore sareste i primi a essere perseguiti nel momento in cui fate la “mossetta sculettante” per descrivere i maschi che amano fare shopping? (Fugatti)

In aula c’è chi l’ha ripetuto fino allo sfinimento: questa legge va bloccata per il bene dei nostri figli e dei nostri nipoti. Sottinteso: i nostri figli e nipoti belli, sani, intelligenti e soprattutto (se maschi) virilissimi. Ma un politico (vero) è quello che pensa anche ai figli degli altri, quelli che magari quando vanno a scuola oltre allo zainetto sulle spalle portano un peso nel cuore. Quelli che quando crescono vanno lontano, nella speranza di trovare la tolleranza di cui hanno bisogno per essere felici. Quelli che magari, quando non ce la fanno più, si gettano dalla finestra. Anche in Trentino.

P.S. L'orso gay che vedete nella foto arriva da Berlino (anno 2002). Non cercatelo in Trentino: non lo troverete













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