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Piero Cavagna, 500 mila scatti che diventano tesoro per la comunità

Il materiale prodotto dall’opera del fotografo scomparso prematuramente un anno fa è entrato nell'Archivio fotografico storico provinciale. E ora la sua opera rivive in "MMyO Me Myself and the Other”, un’esposizione che ha al centro la sua attenzione per i temi dell'identità e dell’accoglienza della diversità in una società plurale



TRENTO. Giornalista, atleta, allenatore, educatore generoso e, soprattutto, fotografo vulcanico, autore di innumerevoli servizi, progetti e libri fotografici, di cui era anche appassionato conoscitore e collezionista, Piero Cavagna è scomparso prematuramente l’8 ottobre di un anno fa.
Oggi la sua opera torna a vivere e a farsi motore di nuove energie creative nella mostra “MMyO Me Myself and the Other. Sulle orme di Piero Cavagna”, che rilancia la sua decennale attenzione alla partecipazione giovanile attraversando i temi dell'identità e dell’accoglienza della diversità in una società plurale.

L’iniziativa, promossa dall’Archivio fotografico storico provinciale della UMSt soprintendenza per i beni e le attività culturali di Trento in collaborazione con Associazione Bianconero - Religion Today Film Festival e con la Biblioteca comunale di Trento, sede dell’esposizione, corona il percorso di acquisizione alle collezioni pubbliche dell’intero archivio professionale di Piero Cavagna, vincitore dell’avviso pubblico Strategia Fotografia 2022 promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

«Piero Cavagna era acutamente consapevole del potenziale dell’archivio fotografico come dispositivo di storytelling e costruzione del senso di identità e appartenenza ad una comunità. Per questo ha voluto destinare alla fruizione pubblica il suo immenso archivio professionale, oltre 500.000 scatti che oggi sono a disposizione della collettività, nel nostro archivio fotografico storico provinciale. Un materiale che subito si dimostra ‘vivo’, capace di generare nuove storie e sollecitare il confronto tra persone, gruppi, generazioni».
Così Franco Marzatico, dirigente della UMSt soprintendenza per i beni e le attività culturali, ha riassunto le coordinate di un progetto che ha preso le mosse dalla forza e innovatività delle esperienze pilota realizzate da Piero nel e con il mondo scolastico, coinvolgendo due classi del primo e del secondo ciclo della scuola secondaria – la seconda F della Scuola Secondaria di Primo Grado "G. Bresadola" e la terza ITT dell’indirizzo Grafica e Comunicazione del Collegio Arcivescovile di Trento – in un doppio percorso laboratoriale di educazione al patrimonio culturale come fattore di partecipazione, inclusione, crescita e sviluppo sociale.

Il percorso, coordinato da Katia Malatesta, Archivio fotografico storico provinciale, e Sabrina Santorum, giovane professionista che si è avvicinata alla fotografia sotto la guida di Piero Cavagna, culmina oggi in una mostra che ad alcuni dei progetti più significativi del fotografo – I colori della scuola trentina (2000), Gli ultimi delle Crispi (2007), In pause / In pose (2008), SMM Short Memory Message (2010), Idon’tity (2012) e Touch (2015), senza dimenticare il potente sguardo sul mondo della disabilità confluito nel volume Tutto il giorno tutti i giorni (2005) – alterna le nuove immagini prodotte con il contributo attivo dei due gruppi.

Offerta allo sguardo e alla riflessione della città e dei tanti giovani che frequentano quotidianamente gli spazi di via Roma, “MmyO” trova piena corrispondenza nella proposta del 26° Religion Today Film Festival, quest’anno dedicato proprio al tema della comunità.
L’esposizione, realizzata con il concept grafico e allestittivo di Giusi Campisi, si è arricchita grazie ai molteplici apporti di un composito team curatoriale, che agli esperti della Soprintendenza, della Biblioteca e del Religion Today Film Festival ha affiancato Rosanna Ravagni, compagna di una vita del fotografo, gli amici Bruno Zorzi e Paolo Ghezzi, che gli furono vicini in innumerevoli avventure giornalistiche ed editoriali, assieme a ragazze in alternanza scuola lavoro, tirocinio universitario e servizio civile.

Con loro è cresciuta anche l’idea di un podcast, “Photobooth”, realizzato con il supporto dell’Ufficio stampa provinciale, che accompagna la mostra aprendo finestre sulla cultura e il ‘metodo’ di Piero. Tra le voci, si segnalano quelle degli “ultimi delle Crispi”: i bambini fotografati da Cavagna quindici anni fa, prima dell’inizio degli impegnativi lavori di restauro della scuola di via San Giovanni Bosco, sono ora giovani adulti che questa mattina, nel corso della presentazione, hanno condiviso l’emozione di ritrovare, attraverso la fotografia, una parte importante della loro storia personale e collettiva.
 













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