Piazza Fontana: domani Barbacetto e Morando a dialogo 

Natale di Libri a Bolzano. Autori di saggi sulla strage, saranno alle 18 nella sala di rappresentanza del Comune introdotti da Boato 


Marzio Terrani


Bolzano. «Io so. Noi sappiamo. Basta con la retorica dei “misteri d’Italia”. Abbiamo indizi e anche prove che ci dicono chi mise le bombe». Inizia così, categorico e senza giri di parole, il nuovo libro di Gianni Barbacetto Piazza Fontana. Il primo atto dell’ultima guerra italiana (Garzanti, 397 pagine, 19 euro), che sarà domani a Bolzano per presentarlo in dialogo con Paolo Morando, a sua volta autore di Prima di Piazza Fontana. La prova generale (Editori Laterza, 384 pagine, 20 euro), che ha già raggiunto la quinta edizione e che appena venerdì scorso si è aggiudicato il Premio Fiuggi Storia 2019 nella categoria “Anniversari”. I due giornalisti, firma di punta del Fatto Quotidiano il primo (oltre che noto volto televisivo) e vicecaporedattore del Trentino il secondo, sono infatti gli ospiti della rassegna “Un Natale di Libri”, che non poteva non occuparsi di uno degli eventi che più ha segnato la storia del nostro Paese: appunto la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969. L’appuntamento con Barbacetto e Morando è domani mercoledì 18 dicembre alle 18 nella sala di rappresentanza del Comune in vicolo Gumer 7, dove saranno introdotti da Marco Boato, a lungo parlamentare dei Verdi.

Cinquant’anni esatti sono passati da allora e nei giorni scorsi a Milano il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha partecipato alle commemorazioni delle 17 vittime. La bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura provocò anche oltre 80 feriti (e altre tre ne esplosero a Roma, provocandone altri) e segnò l’inizio di quella che viene comunemente definita “strategia della tensione”: più concretamente, una tremenda catena di stragi che ha segnato tutto il decennio successivo. La vicenda giudiziaria relativa alla ricerca dei colpevoli è forse la più controversa della storia d’Italia. L’ultima sentenza, di Cassazione, è del 2005: pur assolvendo gli ultimi imputati neofascisti ha scritto una pagina importante e definitiva. Nelle motivazioni si legge infatti che la colpevolezza di Franco Freda e Giovanni Ventura, della cellula veneta di Ordine Nuovo, assolti con sentenza definitiva negli anni ’80, è finalmente provata, grazie ai nuovi elementi emersi nelle istruttorie degli anni ’90 del giudice Guido Salvini, ma appunto perché già giudicati non possono essere riprocessati. La responsabilità dell’eversione di destra è insomma stata definitivamente fissata. E peraltro quella stessa sentenza condannava l’armiere di Ordine Nuovo Carlo Digilio, ma con prescrizione perché proprio le sue testimonianze, come collaboratore di giustizia, avevano permesso dopo tanti anni l’apertura di una nuova inchiesta.

Se dunque gli ordinovisti sono gli autori materiali, come ora recita anche una pietra d’inciampo collocata nei giorni scorsi proprio in Piazza Fontana, ancora ignoti sono i mandanti, o comunque gli apparati statali o internazionali che sapevano e che nulla hanno fatto per evitare la strage. In particolare resta ancora molto da scavare circa il ruolo dell’Ufficio Affari Riservati, cioè l’intelligence del Ministero degli Interni, mentre le responsabilità di un altro servizio segreto, quello militare, è da tempo stato identificato: il generale Gianadelio Maletti, numero due del Sid, e il suo braccio destro, il capitano Antonio Labruna, sono stati infatti condannati decenni fa per la “copertura” nei confronti di due imputati di allora, Guido Giannettini e Marco Pozzan, che proprio il Sid fece fuggire dall’Italia addirittura fornendo loro documenti falsi.

Una vicenda dunque complicatissima, di cui nelle ultime settimane, anche per via del 50°, tanti libri si sono occupati. Quello di Barbacetto, densissimo, mette in fila una dopo l’altra tutte le vicende legate da un filo nero fascista e rosso di sangue, partendo naturalmente dalla strage del 12 dicembre e passando per Peteano, Piazza della Loggia, la stazione di Bologna, la vicenda di Gladio, senza naturalmente dimenticare la loggia massonica P2. Per concludersi, significativamente, con un capitolo intitolato Il grande vecchio, riprendendo quindi un proprio importante lavoro di tanti anni fa (uscì nel 1993, con una riedizione nel 2009) di cui questo Piazza Fontana è di fatto un ampliamento ricchissimo di aggiornamenti. Quello di Morando, sulla base di una documentazione straordinaria e inedita, racconta invece ciò che avvenne prima della strage: a partire dalle bombe milanesi alla Fiera e alla Stazione centrale del 25 aprile 1969 che - come avverrà mesi dopo per Piazza Fontana - verranno immediatamente addebitate dalla polizia agli anarchici, dando il via a una macchinazione che sarebbe appunto culminata nell’arresto di Pietro Valpreda e nella morte in questura, interrogato dal commissario Calabresi ma trattenuto illegalmente, di Giuseppe Pinelli. La diciottesima vittima della strage.

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