TEATRO 

“Moi”, la storia di Camille Claudel  

Meano, oggi in scena i tormenti della scultrice che amò Rodin



TRENTO. Arte, teatro e pazzia si mescolano per evocare la tormentata corrispondenza che intercorso fra l’artista francese Camille Claudel e lo scultor Auguste Rodin. Questa sera, 16 dicembre, al Teatro Comunale di Meano, Lisa Galantini veste i panni di Camille Claudel in “Moi”, spettacolo di Chiara Pasetti, giornalista del Sole 24 Ore che è anche autrice del libro, dedicato alla scultrice francese, Mademoiselle Camille Claudel e Moi, edito da Arago. Ore 20.45 “Moi”, liberamente tratto dalla Corrispondenza di Camille Claudel, riporta in vita i tormenti della scultrice francese che visse nel contesto contradditorio della Francia della Belle Epoque dove la realizzazione dell’identità femminile era ancora difficile da affermare. Al di là del contesto difficile la vita dell’artista era segnata anche da un problematico rapporto con la famiglia, in particolar modo con la madre, e dalla storia d’amore e di odio con lo scultore Rodin. Un rapporto durato quindici anni di un’affaire appassionata e burrascosa, dalla quale Camille ne uscì però sfibrata, sconfitta non solo umanamente ma anche come artista. Una vita tormentata che la farà scivolare verso una grave malattia mentale. Metaforicamente ambientata nel manicomio vicino ad Avignone dove Camille venne internata, il monologo di oltre un’ora vede impegnata Lisa Galantini nel difficile compito di ridare tutta l’umanità alla vicenda e infine il tunnel della pazzia. «Quando nel 2013 - dice l’autrice Pasetti - ho visto le sue sculture in una mostra realizzata nell’ ospedale psichiatrico di Montfavet, vicino ad Avignone, dove fu internata trent’anni e dove terminò i suoi giorni nel 1943, ho capito davvero chi è stata Camille Claudel: un’ artista di grandissimo talento, che ha vissuto esclusivamente per la sua arte di cui ho voluto» ridare voce a questa complessa, emozionante, figura di donna.(k.c.)













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