Donne e anni '20 nello sguardo di Oppi



VICENZA - Una lunga carrellata di volti e corpi di donne, splendide figure fiere, magnetiche, nostalgiche, ammaliatrici, per compiere attraverso la mediazione dell'arte uno straordinario viaggio nel secondo decennio del '900: è la mostra "Ritratto di donna. Il sogno degli anni Venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi", che dal 6 dicembre al 13 aprile invaderà i magnifici spazi della Basilica Palladiana di Vicenza.    A cura di Stefania Portinari, la mostra si focalizza sulla visione densa di meraviglia e attesa offerta dalla corrente pittorica del "realismo magico" che in Italia si accompagnò alle ricerche degli artisti appartenenti al cosiddetto "Novecento Italiano", inclini a rievocare anche gli ideali della classicità e del Rinascimento: in questo fermento artistico si espresse l'arte di Oppi, la cui attenzione si concentrò sulle donne che proprio allora, dopo la tragedia del primo conflitto mondiale, iniziarono a conquistare un ruolo di primo piano nella società e a porsi come protagoniste, autonome e moderne, proprio come fecero Coco Chanel nella moda o Virginia Woolf nella letteratura. Attraverso la sensibilità del pittore bolognese, cresciuto a Vicenza e formatosi tra Vienna, Venezia e Parigi, l'esposizione delinea un momento particolarmente proficuo della pittura, orientata verso una classicità moderna: accanto alle tele di Oppi, che all'epoca era uno dei pittori più famosi tra l'Europa e gli Stati Uniti, trovano naturale collocazione quelle di altri grandi artisti, suoi amici o avversari, tra cui Mario Sironi, Felice Casorati, Antonio Donghi, Achille Funi, Piero Marussig.    Nei loro sguardi si esprime la donna a 360°, ritratta come musa o seduttrice, ninfa o artista, ma non solo, anche come specchio dei cambiamenti della società, attraverso la rappresentazione dei loro abiti e del taglio di capelli. Ma la mostra offre spunto anche per approfondire diverse tematiche, dall'amicizia femminile al rapporto tra il pittore e la modella, dal vagheggiamento di paradisi perduti all'analisi della dura realtà. Nel percorso dell'esposizione, che fa parte di un progetto di rilancio della Basilica Palladiana (destinata a diventare luogo di esposizioni d'arte), accanto alle prestigiose tele (per lo più appartenenti a collezioni private) non potevano non trovare spazio anche alcuni esemplari di abiti, gioielli e accessori più in voga che caratterizzarono la moda dell'epoca, per proporre un quadro esaustivo delle atmosfere di quegli anni densi di suggestioni provenienti anche dall'Europa.(ANSA).   









Scuola & Ricerca



In primo piano