il personaggio

Ranjana, architetta e istruttrice di yoga da Chennai a Trento

Dal cibo al lavoro alla meditazione, similitudini e differenze viste da una cittadina del mondo


Daniele Peretti


TRENTO. Dalla città indiana di Chennai a Trento, passando dalla Svizzera e Piacenza. È questa la storia di Ranjana Siva Kashyap nata nel 1998 e laureata in architettura ed insegnante di yoga. Una storia da raccontare, ma cominciamo dalla fine che è anche lo spunto che ci ha permesso di incontrarla: un post nel quale cercava disperatamente un appartamento, ma anche solo una stanza. «È possibile che a Trento tutti gli affitti siano monopolizzati dagli studenti? Se non lo sei, puoi essere chiunque, non ti prendono nemmeno in considerazione. A fine mese devo lasciare l’appartamento dove vivo perché lo ristrutturano, ad agosto vado in ferie in India ed a settembre dove vado a vivere pur avendo due lavori?».

Non è che tutto succeda perché straniera?

No, purtroppo è uguale per tutti. Poi è logico, ma lo stesso succede in India, che un proprietario tra uno straniero ed un italiano scelga il suo connazionale, ma qui non siamo nemmeno di fronte a questa alternativa: si vogliono studenti e basta.

Le è successa anche una cosa molto particolare.

Il problema della casa è ricorrente, ma l’anno scorso quando cercavo un appartamento insieme ad un mio amico, una famiglia italiana che abitava a Trento Nord ci ha invitato per un mese a casa loro e nemmeno ci conoscevano. Succede anche questo, per fortuna.

Ranjana parla un inglese fluente grazie al fatto che in India è la prima lingua scolastica, dopo essersi laureata in architettura viene in Europa per frequentare un corso di Laurea Magistrale con indirizzo urbanistico.

In quel periodo ho potuto girare molto e tra i tanti posti dove sono stata, sono arrivata anche a Trento.

La sua impressione?

Mi ha colpito il poter andare in bicicletta in mezzo al verde e alla campagna. Cosa impensabile in una realtà caotica come quella della mia città. A Trento sono stata in Piazza Fiera dove c’era il Festival dello Sport e per la prima volta nella mia vita ho provato l’arrampicata.

Si stabilisce a Trento quando…

Quando un mio amico mi ha chiamata dicendomi che aveva trovato un lavoro a Lavis. L’ho raggiunto ed ho trovato lavoro anch’io: collaboro con lo studio dell’architetto Michele Gamberoni di Rovereto dove mi occupo molto di urbanistica, che è l’ambito che mi piace di più e poi insegno yoga a Trento con l’associazione “Arte di vivere”.

Il suo percorso con lo yoga?

Ho imparato tutto dai miei genitori e devo dire che questa disciplina mi ha aiutato moltissimo durante l’adolescenza, ma anche in tutti i momenti di stress. Mi ero fatta un mio gruppo col quale ci si trovava al Parco delle Albere, ma poi con l’inverno ho dovuto sospendere. Un giorno mi sono aggregata ad un cerchio di tamburi al Parco ex Santa Chiara e parlando senza che io chiedessi nulla, mi hanno proposto di insegnare yoga e così è nata la mia collaborazione con l’associazione.

La pratica indiana dello yoga è diversa da quella che conosciamo in Italia?

Sì, è un’altra cosa perché la vostra è ormai quasi diventata un esercizio fisico, mentre la nostra è molto più spirituale, il benessere non lo si raggiunge col movimento, ma è una sensazione interiore.

È religiosa?

Sono induista, ma purtroppo a Trento non c’è un luogo dove ritrovarsi a pregare. Ho scoperto che molti vanno a Vicenza dove hanno aperto da poco un piccolo tempio Indù. Però praticare Yoga nella sua forma spirituale come faccio io ti porta ad essere molto vicino ad una forma di preghiera, se lo intendiamo come momento di riflessione e di pace interiore.

Altre differenze o affinità tra le due culture?

Il senso della famiglia è similare. Comune è il consumare i pasti insieme, ma da noi è maggiore il rapporto con i propri genitori. Difficilmente arriviamo a non sentirci per due giorni, i miei amici italiani chiamano casa anche dopo una settimana dall’ ultima volta che si erano sentiti.

Sul lavoro?

Molto diverso, perché da noi col capo non c’è lo stesso rapporto confidenziale che avete voi. Abbiamo un rispetto che spesso sconfina nella paura. Una differenza netta tra le nostre due società è quella che in India o sei il numero uno così da sbaragliare la concorrenza fatta da tantissime persone, o non emergi e quindi non lavori. In Italia non è così, non c’è la stessa selezione.

A livello gastronomico invece?

Anche in India c’è la pizza e ci sono i pizzaioli indiani però è tutto molto più piccante. Voi avete tanti gusti, noi principalmente tre e usiamo tante verdure.

E quando torna in India?

Mi devo riabituare ai miei sapori. Tutto mi sembra piccante, ma poi dopo qualche giorno tutto ridiventa normale.

È molto che non torna a casa?

Dallo scorso anno. Lavoro sempre e poi mi prendo un mese di ferie. E bello perché torna a casa anche mia sorella che vive negli Stati Uniti: è ingegnere informatico e lavora alla Microsoft. Da noi è normale che si possa vivere a chilometri di distanza, ma nulla ci potrebbe impedire la riunione famigliare almeno una volta all’anno.

Torniamo alla ricerca dell’appartamento.

Sono nel panico perché entro luglio non solo lo devo lasciare, ma anche fare trasloco e preparare il viaggio in India. Spero di trovare, ma al momento è difficile anche per una sola stanza. Mi ripeto, ma la prima domanda che viene fatta è quella se sei studente e quando rispondi negativamente si chiudono tutte le porte. Cerco sia a Trento che a Rovereto, ma non posso allontanarmi troppo dalla sede dei miei lavori perché non ho la macchina. Avrei la patente indiana, ma devo fare ancora la voltura insomma sono a piedi e questo è un altro limite.

 













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