la storia

Nadia Pradi  è l’unica sarta della Vigolana: «Vivo in un sogno»

Quando ha aperto la sua bottega è scattato il lockdow. «Ma non ho mollato e adesso sono felice»


Daniele Peretti


VIGOLO VATTARO. «Cosa c’è di più bello che vivere e lavorare nel posto che ami di più, l’Altopiano della Vigolana e quando guardi fuori dalla finestra nelle pause di lavoro vedi la tua montagna?».

La felicità di Nadia Pradi nel raccontarsi è palpabile e così spiega che ha realizzato un sogno aprendo il suo laboratorio di sartoria.

“Ciao, io sono Nadia e qualche anno fa ho aperto la mia piccola sartoria di paese. Volevo però inseguire un sogno, produrre qualcosa di mio che rispecchiasse me stessa”. È appunto ciò che scrive Nadia nella sua presentazione della pagina Facebook, un sogno che per essere raggiunto, l’ha fatta ricominciare da zero.

«È stato decisamente un lungo percorso di avvicinamento. Mi sono diplomata in ragioneria, ma poco dopo ho capito che quella non sarebbe stata la mia strada ed allora ho deciso di riprendere una mia vecchia passione, cucire, e mi sono iscritta alle Canossiane con un programma personalizzato, frequentavo cioè solo le lezioni di indirizzo perché un diploma già lo avevo. Comunque ottengo un secondo diploma ed a quel punto tutto sembrava facile, invece non è stato così».

Cioè? Cosa succede?

Succede che non trovo lavoro: pareva proprio che una sarta non la volesse nessuno. Finalmente ne trovo una dove ho lavorato per due anni, ma poi ha chiuso.

A quel punto?

Mi sono rimboccata le maniche e sono andata a fare la barista per mettere insieme i soldi per aprire una sartoria tutta mia. Ma non è ancora finita.

Perchè?

Perchè volevo restare in tutti i modi sull’Altopiano, tra l’altro sono nata a Pian dei Pradi, dove però non ci sono molti negozi liberi, tant’è che quando ho trovato questo di Via Roma l’ho preso al volo e due anni fa apro, ma dopo tre giorni diventa zona rossa a causa della pandemia.

Indubbiamente un percorso travagliato, ma con la saracinesca alzata invece iniziano le soddisfazioni: giusto?

Per fortuna si, il mio lavoro è molto apprezzato. Mi chiedono riparazioni e abiti su misura. In fin dei conti essere l’unica sarta dell’Altopiano ha i suoi lati positivi.

È recente un cambio di prospettiva non da poco.

Come lo è collaborare come sto facendo, con Imaya Iniziative da indossare di via San Marco a Trento: è là che porto le mie creazioni e loro pensano a venderle. Un impegno che mi ha fatto abbandonare le riparazioni, ma che mi dà il tempo per seguire una linea tutta mia fatta di borse, marsupi e zainetti in tessuto.

Si può dire che il suo sogno non solo si sia realizzato, ma anche diversificato.

Ma non solo, riesco a fare anche quello che più mi piace nel posto che preferisco. Non avrei davvero molto altro da chiedere.

Ha una certa notorietà anche tra i possessori di barche.

Un’attività che nasce dalla mia continua voglia di curiosare e provare nuovi lavori senza mettermi limiti. Mi è stato proposto di rifoderare i divanetti dell’imbarcazione che porta in tour i turisti sul lago di Levico. Per realizzare il lavoro ho dovuto studiare, imparare a lavorare i tessuti nautici, ma alla fine ci sono riuscita. Da quel lavoro ne sono arrivati molti altri simili.

Questa è una soddisfazione.

Sicuramente non avevo mai fatto lavori così importanti; oltre ai tessuti che non conoscevo si devono usare aghi diversi, insomma un mondo nuovo e sono stata felice di non essermi tirata indietro.

Un altro lavoro particolare lo sono i materassini dei furgoni camperizzati.

Altro lavoro molto particolare perché sono quelli che si piegano a segmenti ed in questo caso anche la gommapiuma non è quella comune, ma ce ne vuole una particolare.

Il tessuto che le piace di più lavorare?

La maglina è un tessuto leggermente elasticizzato lavorato con un effetto maglia, ma che si presta a soluzioni infinite.

Il colore o le fantasie che più le piacciono?

Le fantasie sono senz'altro quelle dei tessuti per bambini. Ce ne sono di incredibili che finiscono per non essere solo infantili tanto sono particolari. Poi mi piace molto lavorare lo scamosciato e come colori tutti quelli neutri.

Come avviene la scelta di un tessuto da parte di un cliente?

Si può consultare la campionatura che ho in laboratorio, ma più spesso arrivano già con la stoffa acquistata. Ho i miei fornitori, ma non potrei gestire un magazzino. Poi ai clienti piace toccare il tessuto, avvicinarlo alla pelle cose che non un ritaglio non hanno lo stesso effetto.

Qual è il capo d’abbigliamento che le piace di più realizzare?

Di certo le gonne che in generale ti permettono di spaziare con la fantasia. Recentemente ne ho realizzata una a teli sovrapposti con tasche oblique che ho realizzato tra un telo e l’altro.

Chi è il suo cliente tipo?

Con il lavoro del rifoderare i divanetti delle barche e dei materassini per i furgoni camperizzati anche uomini; per le donne la fascia d’età va dai 35 in su, ma bisogna fare una considerazione. Un capo fatto a mano ha un costo che una ragazzina non si può permettere o semplicemente preferisce non spendere quei soldi. Crescendo cambiano i gusti e le possibilità economiche e si arriva ad apprezzare anche un capo più costoso. Ma ho una clientela del tutto diversa con la nuova linea delle borse.

Nadia, lei è riuscita a dare un’interpretazione del tutto personale ad un’arte come può essere considerata la sartoria, come si definirebbe?

Una grande sognatrice che lotta fino in fondo per realizzare i propri sogni. Una che non perde mai la speranza ed una pignola assurda che di certo è un pregio, ma anche un incubo: non ha idea di quanti lavori ho rifatto perché per me non erano perfetti.

 













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