il personaggio

Lorenza Andreatti, la pasticciera che prepara torte ed emozioni

Ha lasciato il posto fisso. Tante paure, ma anche soddisfazioni: «Le mie creazioni le immagino assieme ai clienti»


Daniele Peretti


MEZZOLOMBARDO. Ben tredici anni per decidersi a mettersi in proprio; fatta la scelta, ecco sopraggiungere una pesante crisi d’ansia causata dal timore di non riuscire a farcela, poi le prime soddisfazioni ed oggi, vedrete dalle sue risposte, ecco l’entusiasmo di chi non solo produce, ma fa anche ricerca di nuovi ingredienti e nuovi sapori.

Lei è Lorenza Andreatti pasticciera a Mezzolombardo al civico 17 di Via De Varda; che quando ha bisogno di un aiuto si mobilita tutta la famiglia, mamma e sorelle non si tirano mai indietro, basta chiamarle. E Lorenza non si è mai mossa da Mezzolombardo dove è nata, vive e lavora. A Rovereto c’è stata sì, ma solo per frequentare il triennio dell’Istituto Alberghiero ed un quarto di specializzazione in pasticceria, poi 13 anni da dipendente della Pasticceria Bronzetti a Lavis.

«La mia gavetta l’ho fatta e quando mi sono sentita pronta mi sono licenziata, il mio progetto è stato rallentato dalla pandemia e a maggio del 2021 ho aperto il mio locale, ma non è stato per niente facile».

Racconti.

Dopo i primi giorni mi ha preso l’ansia per la paura di non essere adeguata al ruolo in cui mi trovavo. La mia autostima è minima e la domanda ricorrente che mi facevo era perché mai la gente doveva proprio venire da me. Sono dovuta ricorrere ad un supporto psicologico, la mia famiglia è stata insostituibile ed eccomi qua.

La cura migliore sono stati i clienti ?

Certamente, perché mi facevano capire che apprezzavano quello che facevo e tornavano, insomma mi hanno dato la spinta.

Alcune particolarità. Nel suo locale non si serve il caffè.

Non c’è proprio la macchina per evitare i servizi veloci. Da me si viene per sedersi al tavolo, gustare un dolce accompagnato da acqua o da un succo. D’inverno tisane e infusi che fanno la differenza perché per essere pronti ci mettono almeno cinque minuti, per un caffè ne basterebbe meno di uno.

Il nome della pasticceria Misù?

Un bel mix. Partiamo dalla U accentata: è una particolarità scandinava; è una zona geografica che mi affascina. L’arredo è in stile nordico minimale, ma molto caldo. Poi c’è il riferimento al Tiramisù inteso non tanto come dolce, quanto piuttosto in senso morale: alle volte si entra arrabbiati o nervosi, ma si esce rilassati e magari anche felici perché il tempo trascorso in pasticceria è una coccola.

E come ultima particolarità il vaso cottura.

Una realizzazione molto originale, ma anche rara. Propongo babà e panettoni in vaso cottura che lo si potrebbe spiegare come una sorta di sottovuoto. Il dolce si conserva molto bene e quando lo si utilizza è fresco come appena acquistato.

Un altro capitolo: le sperimentazioni.

Oh! Quelle sono continue e ne penso sempre di nuove. Ho creato una torta a base vegetale, sviluppando una proteina della patata sono arrivata ad ottenere un Pan di Spagna del tutto simile a quello tradizionale. A darmi lo spunto non è stata la clientela vegana, ma dei ragazzi che mi avevano chiesto di preparare una torta ad hoc per dei loro amici allergici a latte e uova.

Altri ghiotti risultati della sperimentazione?

Le paste mignon con foglie d’ortica o quelle con mandarino e canapa. Ho quasi concluso la sperimentazione di una pasta con lime e basilico.

Le piace l’essenzialità: vedo che la trasferisce anche nelle paste.

Certo. Non voglio assolutamente far impazzire le papille gustative con una sovrapposizione di gusti e ingredienti. Ne utilizzo due o tre al massimo perché si possano apprezzare le singole componenti.

Il suo cliente tipo?

È chi non mangia tanto per mangiare, ma chi mangia per degustare. Adoro chi mi spiega le sensazioni che prova mangiando i miei dolci.

Tra questi il suo preferito?

Dipende dall’umore. Se sono giù di corda si va di cioccolata fondente al 65%; se invece sono di buon umore nulla di meglio che una pasta frolla Bretone con base di limone abbinabile con un po' di tutto, ma adesso il protagonista è il basilico.

C’è un prodotto che faceva e che adesso non fa più?

Sì i bignè con la panna poco richiesti, ma anche troppo tradizionali.

Perché si dovrebbe entrare da Misù ?

Perché non è una proposta comune. Non si trova pasticceria tradizionale, quanto piuttosto tutto quanto non lo è. Adatto a chi preferisce degustare alla quantità.

Si emoziona con un dolce?

Spesso, perché sono estremamente sensibile, però l’emozione maggiore me la dà la torta nuziale sia quando la consegno, ma ancor di più quando mi mandano le fotografie. Mi sento parte di un momento di vita che per tutte le coppie è unico.

Cosa le piacerebbe fare in futuro?

Oltre a consolidare la mia attività, incrementare gli eventi matrimoniali.

Le chiedono una torta e lei?

Le faccio l’esempio con quello che mi piace di più, ovvero i bambini che vengono ad ordinare la torta. Ci sediamo e faccio loro raccontare la torta che vorrebbero. È stupendo vedere cavalcare la loro fantasia che poi bisogna progressivamente smorzare fino ad arrivare ad un qualcosa di reale. I più grandicelli li faccio anche disegnare. Mi crede che mi prende l’ansia quando tutto è pronto e devo solo aspettare che vengano a ritirarla? Non vedo l’ora di vedere il loro faccino, la loro reazione quando se la trovano davanti ed è fantastico sentirsi dire “è proprio come la volevo”.

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