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Francesca Beber e il suo vivaio solo di piante rare e officinali

Laurea in Economia, un lavoro come controllore di qualità, ma il richiamo della terra vince. «Ho aderito al progetto svizzero per salvare le erbe in via di estinzione»


Daniele Peretti


PERGINE. Domenica 2 aprile si è svolto il Mercatino Indipendente in località Fornaci, organizzato da Francesca Beber, vivaista biologica che ha raccolto accanto a sé una decina di produttori naturali che periodicamente si riuniscono e propongono i loro prodotti. Quella della lavorazione della campagna è tradizione di famiglia, ma Francesca dopo il diploma al Liceo Classico e la laurea in Economia e Commercio intraprende tutt’altra strada. Per anni sarà responsabile qualità in una cooperativa sociale fino a quando, siamo nel 2016, il richiamo della campagna la porta a cambiare vita, o meglio a tornare alle origini. «Appena laureata mai avrei pensato di lavorare la terra come stava facendo la mia famiglia da generazioni anche se avevo completato il biennio all’Istituto di San Michele per la coltivazione e la trasformazione di piante officinali».

Vivaista, ma da lei un geranio non si può comprare.

Magari chi entra per acquistarlo poi esce con una pianta officinale e una diversa cultura. Scherzi a parte da me si può trovare sia l’orticolo e che l’officinale, piante di montagna rare, tutti gli ortaggi tradizionali e i relativi trasformati.

In tutto questo che cosa la rende fiera?

Indubbiamente il “mio” olivello spinoso che è una pianta poco conosciuta almeno in Italia, ma dalle mille proprietà. Si tratta di una pianta spontanea le cui bacche permettono di realizzare sciroppi ricchi di vitamine.

A fianco delle coltivazioni, gli animali.

Assolutamente non da reddito, ma piuttosto per attrazione. Ho imparato una cosa: galline, oche e conigli sono decisamente meno conosciuti rispetto a leoni e giraffe. Le scolaresche arrivano e ne restano estasiate. Non ha idea di quanti ragazzini non hanno mai visto un animale da cortile. Nelle ore di didattica spiego ed illustro alla pari sia le parte produttiva che quella degli animali.

Tra coltivazioni ed incontri quando si è emozionata?

In realtà non ho mai abbandonato il mondo delle cooperative sociali e ben volentieri le ospito tutte, ma in modo particolare quelle impegnate con i bambini disabili. Poche settimane a conclusione del ciclo di incontri, ho detto ai ragazzi in questo caso già grandi che speravo di non averli annoiati. Io sono molto timida per certi aspetti, ma appena parlo del mio lavoro mi apro e non la smetto più. Bene una ragazza si è alzata, mi ha abbracciato e ringraziandomi mi ha detto che le sarei mancata molto. Mi sono commossa.

Il suo è un mondo quasi fatato, cosa riesce a metterle ansia?

Beh il dubbio quotidiano di aver fatto un investimento sbagliato. Alla fine siamo imprenditori e dobbiamo rischiare. Lo si fa a ragion veduta però la paura resta.

Nella sua terra c’è anche uno spazio per le specie rare o in via d’estinzione.

E mi piacerebbe anche ampliarlo. Ho aderito al progetto della fondazione svizzera ProSpecieRara finalizzato a preservare tutte le varietà a rischio estinzione. Lo propongono anche per gli animali, ma al momento seguo solo la parte degli ortaggi.

Perché a rischio d’estinzione?

Principalmente perché sono piante a bassa produzione e quindi non reggono la richiesta dei mercati. Parliamo di coltivazioni estensive e non intensive di varietà europee delle quali è indispensabile preservarne la biodiversità.

Dal produttore al consumatore biologico, alle erbe officinali, alla conservazione dei prodotti della terra: un’ offerta molto varia, ma il suo cliente tipo chi è?

I bambini. Sono sempre di più quelli che chiedono ai genitori di poter coltivare l’orto. A quel punto i genitori si orientano su coltivazioni sostenibili e naturali e rivolgersi a un vivaista specializzato è una logica conseguenza. Fino a qualche anno fa la fascia di età della mia clientela era compresa dai trenta ai cinquant'anni anni, oggi si è abbassata anche grazie ai bambini.

Questa ricerca del biologico e naturale è da considerarsi frutto di una moda o di una reale convinzione?

Di certo la moda gioca la sua parte, poi c’è la curiosità specialmente verso i prodotti meno comuni, ma è diffusa anche la cultura biologica.

Dovesse descrivere in sintesi la sua azienda?

Dove a fianco dei prodotti tradizionali e dei relativi derivati, si possono trovare piante aromatiche ed officinali, ma anche rare: Cerca una pianta antica che ti incuriosisce e vieni a Fornaci...potresti anche trovarla.

Tante idee realizzate, cosa resta da fare?

Tanto. Prima di tutto vorrei migliorare l’automazione delle coltivazioni per rendere il lavoro più leggero e questo sarebbe un progetto realizzabile a breve. Sul medio termine l’idea è quella di un ampliamento delle coltivazioni delle piante rare o in via d’estinzione. Per il lungo termine invece mi piacerebbe poter ospitare, fare ristorazione con i miei prodotti. Sarebbe anche un modo diverso per incontrare i clienti. Penso anche a dei laboratori dove insegnare oltre che la coltivazione, la trasformazione. Sono convinta che la conoscenza diretta di un ciclo produttivo sia molto importante.

Che senso dà ad un vasetto di ortaggi conservati?

Quello della continuità del chilometro 0. Mi spiego. Da noi, al contrario di altre regioni, il ciclo produttivo dura qualche mese che per chi rispetta la stagionalità diventa un problema. La trasformazione del prodotto permette di prolungare il periodo, senza rinunciare alle caratteristiche di base.













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