la storia

Dalle Ande alle Alpi l’estetista che è anche coach personale

Lilia Vega Cooper lavorava in un centro estetico a Lima,  poi ha deciso di mettersi in gioco in Trentino


Daniele Peretti


MEZZOLOMBARDO. Dal Perù alla Piana Rotaliana, ma col cuore in parte andino per realizzare la versione italiana della professione di famiglia peruviana. Lilia Vega Cooper è una delle quattro sorelle che lavorano insieme alla mamma Soledà Cooper in un proprio centro estetico a Lima. «A casa mi sembrava tutto normale, un’attività in proprio era consuetudine, arrivata in Italia ho scoperto l’entusiasmo, la voglia di fare anche se in sostanza è praticamente la stessa cosa».

Nostalgia a parte.
Quella è infinita. Sono sette anni che non vado a casa e mia mamma ha paura di volare e quindi non verrà mai a trovarmi. Per questo ho chiamato il mio negozio “Centro Estetico Aldino” ed al suo interno ho messo tante piccole cose che ricordano la mia terra.

Lilia arriva in Italia quindici anni fa spinta da quella che lei chiama una forte motivazione, ma anche per conoscere un altro paese. Della sua famiglia è l’unica che è salita su un aereo per raggiungere una meta sconosciuta, ma con l’intenzione di vivere una vita diversa, ma all’inizio è stata dura.
Molto. Facevo l’operaia in un’azienda metalmeccanica ed alla sera andavo a scuola. Ho frequentato il corso triennale, poi l’anno integrativo per l’abilitazione e gli studi li ho conclusi nel 2012.

A quel punto?
Non sapevo assolutamente da che parte girarmi. A scuola ci hanno insegnato la professione e le sue regole, ma non come aprire un centro estetico e così mi sono affidata ad internet.

Cercando cosa?
Ho digitato “come aprire un’attività in proprio” e fortunatamente mi è uscita la pagina dell’Accademia d’Impresa che mi ha rimandato ad un modulo i cui termini di presentazione scadevano alla mezzanotte, in pratica avevo un paio d’ore per compilarlo.

C’è riuscita?
Per qualche minuto. Poi mi hanno chiamato ai colloqui di selezione e sono stata ammessa.

Quest’anno di studio cosa ha significato?
L’ingresso in un mondo che non conoscevo, ma anche a credere in me stessa. Annalisa Zeni ed il team che continua a seguirmi con Claudia Gasperetti presidente del Comitato dell’imprenditoria al femminile, poi Lucero, Gianmarco, Michele e Vicky mi hanno idealmente presa per mano accompagnandomi ancor oggi nel mio percorso professionale.

Finalmente si apre.
Era il primo luglio del 2019: dipingo tutte le pareti di bianco, quando entra una mia amica pittrice e mi stronca dicendo che tutto era… troppo bianco. Prende colori e pennelli e inizia a dipingere una parete con una foresta amazzonica, un’altra di giallo, colore di buon auspicio perché ricorda anche l’oro che faceva parte della civiltà Inca nella quale di certo ci sono anche le mie origini. Alla fine tutt’altra cosa, ma bellissimo.

Di suo cosa c’è?
Tutti i particolari, le ciotoline, tutte cose che appartengono all’artigianato peruviano.

Un’attività così smaccatamente etnica che impatto ha avuto sulla clientela?
Positivo perché ha incuriosito e ha motivato le clienti ad entrare.

Che rapporto ha con loro?
Non solo estetico cioè esteriore, ma anche interiore. In questi anni ho studiato anche da coach, diciamo che sono un coach in progres, e allora cerco di motivare le clienti. Ovviamente si parla e invece di farlo sul nulla, cerco di instradare il dialogo sul far emergere le loro potenzialità e se capisco che non hanno fiducia in se stesse, allora faccio di tutto per farle cambiare.

Che età ha la sua clientela?
Non ci sono limiti. Le più giovani hanno 16 anni, mentre la mia nonnina ne ha 95.

Usa prodotti peruviani?
Sarei tentata, ma è troppo complicato e poi ci sono tutti quelli del territorio. Abbino i trattamenti alla stagionalità per esempio in autunno è la volta dei trattamenti all’uva.

Le tecniche si differenziano?
No, sono sostanzialmente identiche.

Ha appena aperto, ma ci sono già dei progetti?
Oh tanti! Quello più avanzato è l’ingresso sul mercato e-commerce. Ho creato una mia linea che ho chiamato Amarilly, un’amica per la pelle che è composta da vari kit compreso quello delle candele.

Tra i sogni c’è quello di chiamare a collaborare le sue sorelle?
Mi piacerebbe davvero tanto. Anche perché non sarà facile che torni a casa. Ho due figli grandi che stanno prendendo la loro strada ed il loro futuro è in Trentino. Per questo mi piacerebbe che almeno una sorella mi raggiungesse, ma non tutte hanno il coraggio che avuto io che è stato quello di lasciare il certo per l’incerto e ricominciare tutto da zero nel vero senso della parola: senza nulla.

Si capisce che il suo lavoro le scorre nelle vene, quando ha provato un’emozione particolare?
La provo tutti i giorni venendo al lavoro, perché è sempre come se fosse la prima volta. Apro e non si sa chi conoscerò quel giorno, a quali problemi o soddisfazioni andrò incontro: per me è questo il fascino del girare la chiave nella serratura alla mattina.

Cos’è idealmente Il Centro Estetico Andino?
Il luogo dove succedono cose magiche. Si entra con una condizione e se ne esce trasformati e sempre con un aspetto più gradevole. Ma il cambiamento può non essere solo esteriore, ma anche interiore perché, come ho detto, cerco di lavorare anche sullo spirito delle mie clienti. È bello quando le vedi riaccendersi, dopo essere arrivate spente e senza motivazioni. Sono convinta che la cura della persona non debba essere solo fisica, ma anche psicologica e cerco di fare quello che posso.













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