Weiss: porterò in direttivo la variante del “Trentino”

Il presidente traccia un ottimo consuntivo della 40esima edizione e dei 21 anni a capo degli organizzatori e “apre” alla nostra proposta per vivacizzare la gara


di Maurizio Di Giangiacomo


TRENTO. E se vi dicessimo che la prossima novità in casa Marcialonga l’abbiamo inventata noi, voi cosa rispondereste? Sì, perché a volte anche i giornalisti, spesso additati – anche a ragione... – per la loro impreparazione e per il loro cinismo, possono dimostrare passione e competenza. E così può succedere che da una provocazione nata in sala stampa chiacchierando con il collega, pardon, il maestro della Gazzetta dello Sport Claudio Gregori, possa scaturire una proposta da sottoporre al direttivo della granfondo di Fiemme e Fassa.

La provocazione è quella a cui abbiamo accennato già sull’edizione di ieri, in sede di cronaca della 40esima edizione della Marcialonga: per evitare che non solo la vittoria, bensì l’intero podio e le prime dieci-venti posizioni siano esclusivo appannaggio dei migliori atleti scandinavi, si potrebbe inserire nel percorso... un Poggio e magari anche una Cipressa, come fece Torriani alla Milano-Sanremo. Una “variante Trentino” che potrebbe ad esempio essere costituita dal primissimo tratto della final climb del Tour de Ski: un chilometro, due chilometri, quanto basta per costringere Aukland Brothers e soci a rinunciare alla doppia spinta, sciolinando e quindi riaprendo uno spiraglio per l’inserimento di qualche atleta in più nelle posizioni di testa.

E Alfredo Weiss, entusiasta per l’esito di questa sua ultima Marcialonga ma giustamente preoccupato per un ordine d’arrivo senza un italiano nelle prime dieci posizioni, non urla allo scandalo. «Anzi, è una proposta che voglio sottoporre al direttivo Marcialonga alla prima occasione, subito dopo i Mondiali. Dopo l’epilogo di domenica ci dobbiamo porre delle preoccupazioni. Noi facciamo tendenza, tutte le granfondo stanno organizzando una gara in classico, al Trofeo Topolino mille ragazzi hanno gareggiato solo in quella tecnica, è venuto il momento che anche la Fisi colga questi segnali: i ragazzi non possono sciare solo in tecnica libera, la doppia specializzazione è necessaria».

Per il resto, un bilancio positivo?

«Non esprimo solo una mia valutazione, ma anche quella di amici marcialonghisti, organizzatori, albergatori. Al bilancio molto positivo ha concorso anche una pista favolosa, pronta all’80% già il 10 gennaio, che poi si è gelata, sulla quale è poi nevicato, creando una situazione molto favorevole. Tranne che sul tratto più soleggiato, tra Predazzo e Ziano, anche l’ultimo dei nostri concorrenti ha trovato condizioni ideali. Ed ora la pista sarà a disposizione di tutti i fondisti locali e dei turisti».

Riuscitissimo anche il rinnovato passaggio per Canazei e Predazzo.

«L’hanno voluto i Comuni, per riavere i marcialonghisti in paese – spiega ancora Weiss – ed è andato tutto benissimo. Sono queste cose che fanno della nostra pista la più bella del mondo, perché i fondisti amano sentirsi incitare dalla gente. In più, mi sembra di avvertire un entusiasmo maggiore dalla stessa gente di Fassa e di Fiemme, che evidentemente sta riscoprendo i valori del volontariato. Del resto, 5 milioni di indotto per l’economia delle nostre valli prodotti da una manifestazione che si autofinanzia non sono un dato trascurabile».

Weiss, si guardi indietro e ci indichi gli highlights dei suoi 21 anni di presidenza.

«L’impegno grande è stato quello per la pista – spiega – sostenendo le amministrazioni comunali per il completamento della ciclabile, lavorando assieme a loro ed alla Provincia. Il passo più importante, invece, credo sia stato il ritorno alla tecnica classica. E, venendo ai giorni scorsi, credo che anche la Marcialonga Story possa costituire un passaggio significativo. Tanto per intenderci, la Birkebeiner organizzerà una manifestazione analoga e noi siamo contenti di aver generato un trend».

Quindi, sarà riproposta?

«Secondo me sarebbe un errore non riproporla – prosegue il numero uno della Marcialonga – Ma va programmata bene, deve essere un’altra giornata di divertimento, per festeggiare e confrontarsi sul nostro passato, e non una manifestazione competitiva».

Cycling e Running?

«Sono nate per spalmare i costi di una struttura permanente su maggiori ricavi. La Cycling, con le sue 2.000 iscrizioni, porta 2.500 persone nelle nostre valli per 3/4 giorni. La Running è un prodotto più regionale».

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