L'incontro

«Un sorriso supera gli ostacoli»: la lezione di Caironi e Bertoli 

A Rovereto la campionessa paralimpica e lo storico capitano della Nazionale di volley si sono raccontati incalzati dal giornalista Franco Bragagna: «Sto vivendo un momento difficile? Proprio da qui posso trovare la forza»



ROVERETO. Il sorriso e la tenacia per superare gli ostacoli, nello sport come nella vita. Parola dei campioni Martina Caironi e Franco Bertoli che si sono incontrati mercoledì sera nell’auditorium di Trentino Sviluppo a Rovereto, dove è andata in scena “Oltre l’ostacolo. Il record dentro di noi”, serata promossa da Trentino Sviluppo, nella quale la campionessa paralimpica e lo storico capitano della Nazionale di pallavolo si sono raccontati, incalzati dal giornalista Rai Franco Bragagna.

La Caironi, medaglia d’oro sui 100 metri piani ai Giochi paralimpici di Londra nel 2012 e argento nel salto in lungo a Rio quattro anni dopo, ha condiviso il suo percorso di “rinascita”, dall’incidente a 18 anni fino alle medaglie paralimpiche e all’impegno nel Comitato paralimpico. Accanto a lei Franco Bertoli, la “mano di pietra” del volley italiano, vincitore di tutto da giocatore nella Modena di Julio Velasco e a Milano, prima di togliersi diverse soddisfazioni come allenatore e manager sempre della squadra emiliana.

Bertoli, oggi mental coach per le imprese e i professionisti, ha messo al centro l’azione sportiva quale metafora della vita di ogni giorno. «Il concetto chiave – ha spiegato – è che l’ostacolo fa parte della vita. Ho perso una sfida? Sto vivendo un momento difficile? Proprio da qui posso trovare la forza dentro di me per ripartire. Spesso facciamo fatica a stare nel presente, a concentrarci su quello che stiamo facendo. Nel volley, per esempio, quando si ha sbagliato a colpire un pallone, la mente tende a restare ancorata a quel momento. Ma la palla più importante è quella che sto giocando in questo momento non quella sbagliata prima».

Martina Caironi attualmente si sta preparando per i Mondiali di Doha del prossimo settembre e guarda già alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. A 18 anni rimase coinvolta nell’incidente che le causò l’amputazione della gamba sinistra e la sua mente andò subito al campionato di pallavolo cui non avrebbe potuto partecipare. E proprio su questa passione per lo sport, sulla voglia di tornare a vivere e correre ha ricostruito la quotidianità e la sua carriera di atleta. «Il mio sorriso è così grande oggi – ha rivelato - perché lo è stata pure la mia sofferenza. Quando superi una cosa come questa, capisci che puoi superare ogni ostacolo. Sono riuscita a guardarmi in faccia e a vedere che sì, mi mancava una gamba, ma avevo ancora un corpo sano ed ero giovane. Era il momento di smettere di lamentarmi e agire e così, grazie alle protesi e a una grande determinazione, ho iniziato a camminare e poi correre».

Nel corso della serata è stato inoltre trasmesso un videomessaggio di Luca Pancalli, presidente del Comitato Paralimpico nazionale, che ha ricordato come la crescita di un Paese «non si misura solo attraverso l’economia e il Pil, ma anche e soprattutto con gli investimenti sul capitale umano».

A conclusione, invece, non sono mancate le parole della presidentessa del Coni Trento Paola Mora: «A volte – ha chiosato - pensiamo che la nostra vita sia incanalata su strade sicure. Può succedere che però accada qualcosa che ci impone di ricostruire i nostri sogni e la nostra quotidianità. Lo sport può essere quello che fa la differenza, stimolandoci a superare i nostri limiti ogni giorno». PA.T.

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