Trento, la farsa della Prima Divisione

Bizzozzero: «Trattiamo la fusione con la Tritium». Ma per il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, è impossibile


di Daniele Loss


TRENTO. Il Trento è ultimo in serie D, lotta con le unghie e con i denti per cercare di agganciare la zona playout, ma in via Sanseverino si parla di Prima Divisione. Scherzi o cos'altro? Daniele Bizzozzero, nuovo uomo operativo della società aquilotta (ufficialmente non è ancora socio), ne è straconvinto al pari dell'amministratore delegato Piervittorio Belfanti. Domenica sera l'imprenditore milanese l'ha detto chiaramente: si sta lavorando per organizzare la fusione tra Trento e Tritium, squadra di Trezzo sull'Adda (Bergamo) che attualmente occupa la penultima posizione nel girone A del torneo di Prima Divisione.

Una bomba clamorosa o si sono fatti i conti senza l'oste? Ebbene, norme federali alla mano e interpellando il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, il teorema viene smontato in tempo zero. Basterebbero le parole di Macalli, interpellato telefonicamente, per comprendere che la fusione tra Trento e Tritium (o il trasferimento del titolo sportivo di quest'ultima) è tecnicamente impossibile.

«Come preferite che mi esprima? – chiosa Macalli – Posso dirvi che sono solamente fantasie, che non c'è trippa per gatti, che sono discorsi che non stanno “sottozero”. Lo sanno pure a Trento che un'operazione simile non è concepibile: le norme sono chiare, punto e basta. Le dichiarazioni che mi hanno riportato sono prive di qualsiasi fondamento. A livello professionistico le fusioni sono possibili solamente tra società appartenenti a Comuni confinanti e le deroghe non esistono. Quindi inutile discuterne ancora».

Tutto vero e l'articolo 20, comma “e”, delle Noif (Norme organizzative interne Figc) è lapalissiano: “In ambito professionistico tutte le società interessate alla fusione, ovvero alla scissione o al conferimento devono avere sede, salvo casi di assoluta eccezionalità, nello stesso Comune o in Comuni confinanti. In ambito dilettantistico e di settore per l’attività giovanile e scolastica le società interessate alla fusione, ovvero alla scissione o al conferimento devono avere sede nella stessa Provincia, ovvero in Comuni confinanti di Province e/o Regioni diverse. Nell’ipotesi in cui le suddette operazioni siano effettuate tra società del settore professionistico e società del settore dilettantistico - giovanile e scolastico, vige il criterio stabilito in ambito professionistico».

Allora, forse, si parla della cessione del titolo sportivo? Impossibile, perché in questo caso è chiarissimo l'articolo 52 delle Noif. Comma 1: “il titolo sportivo è il riconoscimento da parte della Figc delle condizioni tecniche sportive che consentono, concorrendo gli altri requisiti previsti dalle norme federali, la partecipazione di una società ad un determinato Campionato”. Comma 2: “in nessun caso il titolo sportivo può essere oggetto di valutazione economica o di cessione”. Ma allora perché sollevare tutto questo polverone se poi, tecnicamente, non si può fare nulla? Forse perché la Tritium non dispone di un proprio stadio e, dal 2010, gioca le gare interne allo stadio “Brianteo” di Monza. E allora? Alle società professionistiche nella situazione della Tritium (senza campo nel proprio Comune) è concessa la facoltà, al termine della terza stagione tra i “pro”, di trasferire la propria sede e cambiare denominazione sociale in un altro Comune ove vi sia un impianto sportivo idoneo alla categoria. Peccato però che, citando l'articolo 19, comma 5 delle Noif, “ a società potrà trasferire la propria sede sociale in altro Comune della stessa provincia». Le norme sono chiare: non si può fare.

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