Successo internazionale per l’enduro di Terlago

350 biker in gara, 270 dei quali provenienti della Germania. Migliore degli italiani il nostro Martino Fruet, che ha corso con una normale bicicletta “front”


di Maurizio Di Giangiacomo


TRENTO. Poco reclamizzato e un po’ penalizzato anche dalla concomitanza di altri eventi, è stata comunque un grandissimo successo la tappa di Terlago delle Specialized SRAM Enduro Series, al quale nel fine settimana hanno preso parte qualcosa come 350 concorrenti, 270 dei quali provenienti dalla Germania. L’enduro è la nuova frontiera della mountain bike, la specialità che – più delle altre – sta crescendo in termini di numeri. Tanta fatica, ma il divertimento è assicurato, come ci spiega il perginese Martino Fruet, decano trentino della mtb, che ha preso parte alla gara di Terlago.

«Si gareggia con mountain bike bi-amortizzate, con forcelle da 140/160 millimetri davanti e dietro, e con casco integrale, guanti lunghi, paraschiena o zaino e ginocchiere obbligatori. A Terlago il tracciato era di 55 km con 1.600 metri di dislivello: distanza da percorrere entro un tempo limite, nella quale era state inserite cinque prove speciali, sostanzialmente tutte in discesa; sulla somma dei tempi dei tratti cronometrati veniva stilata la classifica, un po’ come succede nel rally».

Fruet settimo e primo degli italiani, dicevamo, e mastica quasi amaro. «Sì, perché ero terzo dopo il prologo del sabato sera a anche prima del quinto tratto cronometrato – spiega il perginese – La verità è che, per problemi organizzativi, ho dovuto gareggiare con una bicicletta front, e cioè con la sola forcella anteriore ammortizzata, a differenza di tutti gli altri concorrenti. Nonostante questo, fino alla quarta prova ero in zona proprio, ma alla quinta, con le rocce bagnate, non riuscivo più ad arrivare in fondo. Comunque, considerato il valore del campo dei partenti (davanti a Fruet si sono piazzati specialisti del downhill e del four cross, ndr) sono decisamente soddisfatto della mia prestazione. Adesso attendo di avere una bici full con la quale affrontare altre gare di enduro: è la nuova frontiera della mountain bike».













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