le reazioni

Stoytchev: «Noi bravissimi a superare i nostri limiti»

Il coach si gode la storica vittoria ottenuta con una squadra che a inizio anno lui stesso posizionava intorno al quarto posto: «Siamo cresciuti tantissimo»


di Daniele Loss


MODENA. E adesso chiamatelo pure Radostin “The Conqueror”. Scusi Stoytchev, ma questa non era una squadra da quarto posto? «Certo – se la ride (di gusto: e se lo merita! ndr) il coach bulgaro -, ma i giocatori sono stati bravi ad andare oltre i propri limiti con grande impegno e incredibile spirito di sacrificio. In ogni allenamento, ogni partita, ogni momento, dall'inizio alla fine della stagione. Siamo migliorati tanto e oggi (ieri, ndr) festeggiamo un grande scudetto». Solè stampa a terra l’ultimo pallone del match, quello che vale la coccarda tricolore, con un primo tempo dei suoi: la panchina si riversa in campo, giocatori e dirigenti, qualcuno s'inginocchia, altri ancora volano sotto la curva e Stoytchev che fa? Non batte ciglio, s’incammina verso la panchina avversaria senza tradire alcuna emozione e stringe la mano a Lorenzetti e Sartoretti. Ecco la differenza tra uno “normale” e un tecnico “over the top”: la concentrazione, la carica agonistica, la tensione non “muoiono” subito. E, allora, bisogna aspettare qualche minuto perché Stoytchev si lanci nella festa: abbraccia il presidente, cerca addirittura di prenderlo in braccio e sollevarlo, prima che i tifosi lo “monopolizzino”. Per i cronisti è una mission quasi impossible intervistarlo.

Mister, e sono quattro. Dica la verità: è il più bello?

Beh l’ultima vittoria è sempre la migliore ma, come si dice, la prossima sarà ancora più bella. Grande partita e splendida vittoria.

Sicuramente è diverso dagli altri. O meglio: le altre volte Trento era una squadra fortissima e costruita per vincere. Stavolta, per riprendere le sue parole, sulla carta valeva il quarto – quinto posto. E, invece?

Siamo riusciti ad esprimere un’ottima pallavolo. E questo scudetto è merito di tutti, non solamente del sottoscritto e dei giocatori. Alle spalle c’è una grande società e tantissime persone che hanno lavorato per noi.

Dopo la vittoria di domenica scorsa come ha fatto a tenere altissima la tensione?

Ho detto ai ragazzi che ero preoccupato, perché Modena è una squadra che non muore mai e avrebbe certamente reagito alla grande. E, se avessimo perso questa partita, la ruota sarebbe girata e tutta la pressione sarebbe passata su di noi in vista dell’ultima gara.

E non successo: perfetti dal primo all'ultimo punto. Vincere il primo set ai vantaggi è stata la “spallata” decisiva ?

E' stato più importante conquistare il secondo parziale. Poi Modena ha provato giustamente a riaprire il match ma, obiettivamente, non ce n’era più in quel momento.

E Gianelli? Sembra un predestinato.

Ha fatto certamente una grande partita, ma andiamoci piano. E’ molto giovane e deve restare con i piedi ben piantati per terra, perché ho visto tanti talenti che si sono persi per strada. Lui ha sicuramente la testa a posto, ma la strada per diventare un grande giocatore è ancora molto lunga.

La sua dedica?

Questa è difficile, perché rischierei di dimenticare qualcuno. Voglio dedicare il successo a tutte quelle persone che, anche al di fuori della società, ci hanno dato una grossa mano e ci hanno permesso di arrivare sino a questo punto. Il mio è un pensiero collettivo.

Che fa mister adesso: resta per vincerne un altro o se ne va con lo scudetto sul petto?

Ah non lo so io sono in scadenza e bisogna chiedere alla società. Ma stasera parliamo di altro.

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