Sono i sintomi di un’Aquila già Browne-dipendente? 

Basket, Supercoppa Serie A. È stato il playmaker portoricano (2 punti nel primo tempo, 29 nel secondo) a cambiare volto alla Dolomiti Energia contro Treviso. Domani in Veneto il ritorno 


FEDERICO CASNA


Trento. Il fatto che il nuovo playmaker portoricano Gary Browne abbia dovuto mettere i propri compagni di squadra “nello zainetto” per condurli alla vittoria contro Treviso può essere visto da una duplice prospettiva. Da un lato esaltante, per le qualità tecniche e mentali messe sotto i riflettori dalla neoarrivata point guard di Trujillo Alto, che sono banalmente riassumibili nei 27 punti segnati nella seconda metà di partita – di cui undici in altrettanti tiri dalla lunetta, con sempre meno tempo sul cronometro -, dall’altro come un piccolo campanello d’allarme, che avvisa di come la squadra, in questo momento, stia iniziando a dipendere dall’allineamento dei pianeti gravitanti sopra la testa dell’ex Darussafaka. Lo testimoniano in parte i primi due quarti, giocati con il freno a mano tirato da Browne (2 punti e 5 palle perse) e, quasi come una conseguenza diretta ed inscindibile, da tutto il resto della squadra, in cui si sono salvati parzialmente i soli Pascolo e Williams, che con il vantaggio inizialmente conquistato avevano permesso di limitare i danni causati dell’inspiegabile “parzialone” di 17-0 messo a referto dalla De’ Longhi nel secondo quarto.

Il black-out del secondo quarto

Viene però spontaneo chiedersi cosa abbia portato a quei 7-8 minuti di annebbiamento totale. Se possono essere considerati come una diretta conseguenza delle ampie rotazioni concesse da coach Brienza, spesso totalmente divise tra squadra di titolari e di riserve, o se siano maggiormente imputabili ad un’attuale e temporanea mancanza di certezze tattiche, in cui la squadra può rifugiarsi quando l’estro dei giocatori prende dei fisiologici momenti di pausa, che verrà auspicabilmente colmata con il tempo e con l’inserimento di tutti i giocatori nel sistema pensato dal tecnico canturino. In ogni caso, resta la sensazione che un parziale di queste dimensioni – estendibile fino a 21 punti di differenza, se si considera il 30-9 complessivo del secondo quarto - sarebbe difficilmente recuperabile in campionato contro almeno la metà delle squadre iscritte alla prossima Serie A e che quello guidato ieri sera alla Blm Group Arena da coach Menetti fosse un roster composto da qualche talento futuribile e poco altro.

Morgan e Sanders

La superiorità di Trento, comparando le individualità dei due quintetti titolari, è stata infatti evidente, soprattutto negli spot di 2 e 3, dove alla lunga sono emerse le qualità tecniche di Morgan (14 punti), che ha sconfitto l’iniziale sfiducia al tiro da oltre l’arco, e di Sanders (18 punti), che con una tripla “in avvitamento” ha anticipato il momento dei titoli di coda della partita. Non si può dire lo stesso delle rotazioni, in cui resta da capire come si inseriranno i giovani Mezzanotte, Conti e Ladurner che, per ragioni differenti e non confrontabili, stanno comunque faticando a dimostrarsi affidabili. In ordine cronologico tocca però prima pensare a domani, perché l’inizio del girone di ritorno a Treviso è già dietro l’angolo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Scuola & Ricerca

In primo piano

il sacerdote

Don Cristelli, oggi l'ultimo saluto a Miola. Celebra l'arcivescovo Tisi

Il funerale si terrà domani, venerdì 26 aprile, alle 15, nella chiesa parrocchiale del paese d'origine. Il sindacato dei giornalisti: «Fu mentore di tanti giovani colleghi»

IL LUTTO. Addio a don Cristelli: il prete “militante”

I GIORNALISTI. Vita trentina: «Fede granitica e passione per l'uomo, soprattutto per gli ultimi»

IL SINDACO. Ianeselli: «Giornalista dalla schiena dritta, amico dei poveri e degli ultimi»