Sintini: Diatec da finale, basta solo crederci

Il campione in redazione: «Stiamo superando anche le ultime difficoltà adesso per noi inizia un altro campionato»


di Maurizio Di Giangiacomo


TRENTO. Volere è potere. E se lo dice lui, l’uomo che ha sconfitto il cancro ed è tornato a vincere ai massimi livelli, potete crederci. Jack Sintini è l’immagine dell’ottimismo, sempre e comunque. Anche dopo una stagione difficile: per Trentino Volley, non certo abituata a lottare per le posizioni di rincalzo del massimo campionato; e per lui, che con Serniotti non ha certo trovato lo spazio nel quale sperava.

Jack è stato decisamente più fortunato con il libro Forza e coraggio (Mondadori), con il quale sta facendo il giro del Trentino e si appresta a fare quello d’Italia, da una presentazione all’altra: ultima quella di ieri mattina al Liceo Galilei, in occasione della quale è stato intervistato dal direttore del Trentino, Alberto Faustini. «È stato bellissimo. C’erano 700 ragazzi – racconta orgoglioso Sintini, che nel pomeriggio ha visitato la nostra redazione – gli insegnanti mi hanno detto che non li hanno mai visti così silenziosi».

Sintini, il libro è stato anche il modo per esorcizzare definitivamente il male?

È una cosa in più, rispetto a quello che già facevo con l’associazione. Mi ha permesso di amplificare il mio messaggio, di reiterarlo nel tempo, di entrare nei dettagli della mia vicenda. Anche per me e per la mia famiglia è stato importante poter raccontare la nostra storia, ci ha offerto l’opportunità di ringraziare tutti per quello che abbiamo ricevuto, ma anche quella di poter esorcizzare il male, di elaborare un trauma molto forte.

In questi mesi ha avuto una visibilità straordinaria: il libro sta vendendo bene?

Molto bene, siamo alla seconda ristampa e la casa editrice ha molte ordinazioni. Io ho avuto molto risalto, ma non ho fatto poi tante presentazioni. In maggio e giugno, dopo la fine del campionato, conto di farne diverse in giro per l’Italia, e anche nella prossima stagione, anche perché sono temi che – purtroppo – non passano mai di moda.

L’anno scorso ha giocato in pratica una sola partita ed ha vinto lo scudetto: è stata la sua resurrezione?

Mi piacerebbe tornare indietro per rivivere quel momento, ero talmente concentrato sulla partita che non me lo sono goduto fino in fondo. Sì, è stata una resurrezione, un bel regalo che la vita ha voluto fare a tutti noi: sono stato chiamato a giocare la partita più difficile del campionato ed ero pronto, grazie ai medici, alla mia famiglia, alla società, allo staff tecnico ed alla squadra.

Inutile nascondere che quest’anno difficilmente potrà vivere un’altra partita come quella, per il livello della squadra e per lo spazio che Serniotti le sta dando.

La stagione è stata difficile, ma in maniera differente da quanto mi attendevo. All’inizio abbiamo vinto tanto, poi siamo molto calati. Adesso dobbiamo iniziare un altro campionato, possiamo puntare alla finale.

E per quanto riguarda lei stesso?

È evidente che non ho avuto molto spazio. Più dell’anno scorso, ma non con costanza. Nella scorsa stagione ho giocato ancora meno, ma la società e Stoytchev avevano comunque avuto una grande fiducia in me, sapendo che avrei dovuto ritrovare la condizione praticamente da zero dopo la guarigione. In più, Stoytchev poteva contare su un palleggiatore del livello tecnico e fisico di Raphael, nemmeno Zygadlo aveva trovato tanto spazio. Quest’anno è stato diverso, io però sapevo che il mio ruolo sarebbe stato questo, che certe decisioni spettano al tecnico e che avrei dovuto solo pensare a farmi trovare pronto.

Sta soffrendo in panchina?

La voglia di giocare è diventata davvero grande, mi piacerebbe avere un ruolo più incisivo e sono convinto che potrei dare molto di più. Giocare solo scampoli di partita mi dispiace, mi sento completamente riabilitato e mi piacerebbe giocare di più, in futuro.

Il rapporto con Suxho com’è?

Siamo sereni, ma c’è una bella competizione, sana, tra due palleggiatori forti, due persone che vorrebbero entrambe essere alla guida di questa squadra.

Sta pensando di lasciare Trento?

In questo momento no. Devo parlarne con il presidente Mosna, credo che ci incontreremo la settimana prossima. È lui che deve dirmi quali sono i progetti della società nei miei confronti. Prima di compiere qualsiasi passo, ne parlerò con lui, non firmerò mai da con un’altra società, prima di aver avuto in colloquio con il presidente, provo troppa gratitudine nei suoi confronti. Anche se a giugno sarò libero, prima interpellerò lui.

Il possibile ritorno di Raphael, di cui si parla in questi giorni, potrebbe essere una variabile di cui terrà conto per la sua scelta?

Diciamo che per me non sarebbe un problema. Lui stava bene qui a Trento, noi siamo buoni amici, sarei contento per lui se tornasse. Abbiamo mantenuto buoni rapporti, anzi, colgo l’occasione per fargli gli auguri per la semifinale di domani.

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