Santoni, l'uomo che dà i numeri all'Ajax

Da Arco ad Amsterdam: Michele responsabile statistiche del blasonato club olandese


Daniele Loss


AMSTERDAM. Dalla Busa all'Ajax. Da Arco ad Amsterdam. Michele Santoni, trentino di 31 anni, è uno di quelli che ce l'ha fatta e oggi fa parte del calcio che conta. E lavora (come dipendente) per una delle società più blasonate d'Europa, una di quelle che hanno fatto la storia del calcio europeo. È partito dalla Stivo, poi ha allenato le giovanili di Arco e Alense.
Adesso è lì, nella Venezia del Nord. La saga non è troppo lunga: due anni e mezzo fa Santoni va in Olanda per fare l'allenatore nel settore giovanile dell'Harlem (conosce la lingua: la madre è olandese), una società satellite dei Lancieri. Poi l'Harlem fallisce, Santoni resta a piedi e sta per tornare in Italia, quando incontro Martin Jol, ex allenatore della prima squadra dell'Ajax. Che gli dice: «i want you». E da un anno e mezzo è responsabile delle statistiche e dello scouting della società.
«A lui devo moltissimo - spiega Santoni - perché mi ha dato l'opportunità di cominciare a fare questo lavoro. Lui cercava un allenatore che avesse però competenze informatiche. Io sono perito, ho fatto due anni di università ma non l'ho terminata. Però - se la ride - me la cavo. Con Jol abbiamo parlato, ci siamo confrontati e lui mi ha detto: "sei proprio la persona che cerco"».
Nello specifico, cosa fa?
«Sono il responsabile delle statistiche e dello scout e faccio assistenza diretta alla prima squadra. Dove vanno loro ci sono pure io. Analizzo tutto quello che succede a livello tattico e studio i nostri giocatori e gli avversari. Il sabato, durante un briefing con i giocatori, spiego loro le caratteristiche della squadra che andremo ad affrontare, mentre il giorno della partita, assieme al tecnico Frank De Boer, lavoriamo sulle palle inattive a favore e contro».
Durante la partita quale è il suo compito?
«Io sono in tribuna stampa, in collegamento diretto e costante con il preparatore dei portieri che siede in panchina a fianco del tecnico. Il mio compito è quello di annotare e staticizzare tutto quello che accade e, tra il primo e il secondo tempo, scendo negli spogliatoi dove, mediante due monitor, mostriamo ai calciatori situazioni di gioco, errori e quant'altro».
E la vita in Olanda come è? Le manca l'Italia?
«Sono due mondi diversi. L'Olanda è un bellissimo paese, Amsterdam una città meravigliosa. Economicamente si sta meglio rispetto all'Italia e la vita non è troppo cara. Le persone, come dicevo, sono molto diversi. Qui sono nordici nel vero senso della parola e molto più programmatori. Mi manca la famiglia e con mio fratello Christian ci sentiamo tutti i giorni».
Tornerà in Italia?
«Sì, ma lo farò solo quando non avrò più nulla da imparare qui. Sto benissimo e poi in Italia la mia figura professionale non è ancora considerata. O meglio: qualcuno, come l'ex allenatore del Brescia Beretta, ha il suo statistico di fiducia, ma in Olanda siamo avanti anni luce da questo punto di vista».
Quanto ha investito l'Ajax a riguardo?
«Mezzo milione di euro. Non si tratta di un progetto estemporaneo legato alla presenza o meno di un allenatore. Il tecnico che arriva all'Ajax può disporre di una struttura organizzatissima, che esiste da prima ed esisterà anche dopo».
Quanto lavora?
«Almeno 10 ore al giorno, sette giorni su sette. Ogni fine settimana, tramite collaboratori e osservatori, scoutizziamo 350 partite».
L'obiettivo per il futuro?
«La mia volontà è quella di tornare a lavorare sul campo, ovvero allenare a buoni livelli. Ma non ho fretta».













Scuola & Ricerca

In primo piano