Peghini e Belfanti perdono Bizzozzero

Calcio Serie D. Nasce il Trentino Calcio, ma il più grosso finanziatore non ci sta



TRENTO. Piervittorio Belfanti e Francesco Peghini hanno raggiunto l'intesa, ma attorno a loro è il fuggi fuggi generale. Il Trentino Calcio (ex Fersina) in salsa gialloblù perde pezzi ancora prima d'iniziare il cammino. Sabato erano arrivate le dimissioni del presidente aquilotto Giorgio Moser, ieri l'imprenditore milanese Daniele Bizzozzero ha precisato di non aver mai dato la propria disponibilità a partecipare al progetto Trentino.

«L'avevo detto già in tempi non sospetti – tuona Bizzozzero – che le mie condizioni erano poche ma non negoziabili: il nome avrebbe dovuto essere Trento, i colori sociali il giallo e il blu (e invece saranno il giallo e il nero della Fersina, ndr) e l’aquila quale simbolo societario. Ho verificato personalmente con la Lega Nazionale Dilettanti la questione: sino a giugno dell'anno prossimo non sarà più possibile cambiare denominazione sociale e, dunque, arrivederci. Ho visto che qualcuno ha dichiarato che sicuramente avrei fatto parte della pattuglia societaria: non è vero. Io non collaborerò con il Trentino Calcio. Tre settimane fa, per la precisione l'8 giugno, avevamo trovato l'accordo con Peghini: era tutto fatto e le condizioni, nome a parte, erano le stesse di adesso. Peccato che poi il presidente della Fersina abbia cambiato idea, salvo poi tornare sui propri passi e mettersì d'accordo con Belfanti. Perfetto: facciano loro, io mi chiamo fuori».

Certo è che senza i soldi che Bizzozzero era disposto a sborsare le cose si complicano notevolmente per la società trentina: Moser ha salutato la compagnia, Morelli (amministratore delegato, socio del Trento Calcio 1921 e cugino di Belfanti) è dubbioso e adesso anche l'imprenditore milanese saluta la compagnia. E, aspetto non meno importante, i tifosi non si tureranno il naso in nome di uno (l'ennesimo) progetto legato ai colori gialloblù.

Senza tenere conto che, ad oggi, il Trentino Calcio è società senza organigramma (chi sono i dirigenti?), priva di uno staff tecnico (De Paola era legato a Bizzozzero e non tornerà a Trento “in solitaria”) e con gli unici giocatori di proprietà che sono quelli che si trasferiranno obbligatoriamente dalla Fersina (Micheli, che il Bassano non ha riscattato e Matteo Bazzanella, tanto per citarne un paio, oltre ai ragazzi della Juniores). Per il resto tabula rasa a meno di tre settimane dal via della preparazione estiva. I calciatori del Trento Calcio, invece, attendono lamancata iscrizione al campionato d'Eccellenza della società di via Sanseverino per svincolarsi automaticamente e accasarsi altrove, visto che le offerte non mancano a nessuno.

E, allora, la domanda sorge spontanea? A chi interessa veramente che il Trentino Calcio esista e affronti l'avventura in serie D? Sicuramente a Peghini, che così facendo riuscirebbe a “sbolognare” la “patata bollente” (la serie D è impegnativa sotto tutti i punti di vista, specialmente se affrontata in solitaria) e, allo stesso tempo, riuscirebbe ad incassare l'ormai “famoso” contributo provinciale di 120 mila euro e a Belfanti, che è intenzionato a ripartire dalla Serie D con una nuova società (che non ha debiti, a differenza del Trento Calcio 1921) che però non potrà chiamarsi Trento prima di dodici mesi. Vale la pena andare avanti? (d.l.)

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