Nibali vola anche sul Tourmalet, il Tour è sempre più suo

Lo Squalo di Messina trionfa anche nella tappa più difficile, grazie a una accelerata improvvisa a 10 chilometri dal traguardo



PARIGI. Dallo stretto alle alte vette dei Pirenei, lo Squalo di Messina dittatore il Tour. Il quarto sigillo di Vincenzo Nibali, il più bello, il più sofferto. Un regalo a se stesso e ai suoi tifosi, finora dominatore solitario del Tour de France e oggi anche della 18/a tappa, la più attesa e affascinante, quella del Tourmalet e di Hautacam. Uno strappo a 10 chilometri dall’arrivo, il momento giusto per attaccare, lo Squalo sa aspettare, annulla un tentativo di fuga di Valverde e poi si lancia verso la vittoria della sua quarta tappa in questo Tour da sogno.

Come Piepoli nel 2008, ultimo vincitore quassù prima delle note vicende di doping del pugliese. In classifica il siciliano dell’Astana aumenta il vantaggio sul secondo posto, che non è più di Valverde (ora a 7’25«) ma di Thibaut Pinot (7’10«) seguito da Peraud (7’23«) e poi dallo spagnolo. Un distacco che rende ancora più saporita questa terza e ultima giornata di Pirenei, da Pau ad Hautacam dopo 145,5 km. Invariate le posizioni in testa delle altre classifiche, la verde con Peter Sagan primo (408 pt), quella a poit con Rafal Majka (149 pt). Nel mezzo, la scalata al Tourmalet, uno dei simboli di questa corsa, e l’arrivo in quota ad Hautacam. Come la tappa di ieri con arrivo al Plan d’Adet, anche oggi si chiude in grande, con un durissimo percorso fatto di asperità e nebbia fitta in quota annunciata da radio corsa fin dalla partenza.

Ben 4 gran premi di montagna, il primo (3a cat con pendenza inferiore al 7%) alla Cote de Bènèjacq (2,5 km), se lo aggiudica il polacco Huzarski del team Netapp-Endura, primo di un gruppetto di 20 corridori tra cui gli italiani De Marchi, Marcato (Cannondale) e Oss (Bmc Racing). Il gruppone con Nibali resta ancorato, grazie all’ottimo lavoro dei gregari dell’Astana nel proteggere il siciliano, tenere sotto controllo Valverde, Pinot e Peraud e soprattutto tenere la fuga che non va mai oltre i 3’35« prima di affacciarsi al Tourmalet. Del resto, fin dalla mattina Nibali non aveva avuto dubbi sulla tenuta dei suoi: «Ci sarà un controllo molto serrato, bisogna solo controllare...«, aveva detto.

Si arriva così al secondo gpm, la Cote de Loucrup, che si aggiudica l’olandese Lars Boom del team Belkin Pro Cycling. A Trèbons, proprio ai piedi della prima salita vera, il primo a tagliare il traguardo volante è il francese Bryan Coquard (Europcar), anche se la maglia verde resta salda sulle spalle di Peter Sagan. È l’antipasto del temibile Tourmalet, ben 17 km di scalata senza fiato con approdo a 2.115 metri. Alle prime pendenze Sylvain Chavanel prova ad attaccare, ma a scappare sono poco dopo Nieve e Blel Kadri. È quest’ultimo a tagliare il traguardo di Hors Categorie e portarsi a casa il souvenir «Jacques Goddet«. A distanza di 4’35« scollina il gruppo maglia gialla, Alejandro Valverde si lancia in un disperato tentativo di recuperare in classifica ma Nibali controlla, non rischia e in circa 10 chilometri di discesa brucia lo spagnolo e lo riassorbe nel gruppone.

Quando inizia la scalata finale verso Hautacam, il vantaggio dei fuggitivi è ridotto a 1’50«. Valverde resta alla ruota di Nibali protetto da un generosissimo Scarponi, mentre davanti Nieve prova lo strappo su Kadri. Il siciliano attende lo scatto di qualcuno per accodarsi, a 10 km dal traguardo è Chris Horner a dare il la allo Squalo per partire all’attacco. Valverde e Peraud non ne hanno, Vincenzo se ne va, lascia lo statunitense al chiodo, supera Nieve e si lascia Majka a 50«. Da lì alla vittoria è solo una passerella. Tra la maglia gialla e la vittoria della Grande Boucle resta ormai soltanto la cronometro di 54,5 km di sabato, ultima tappa di classifica prima della passerella dei Campi Elisi. Ma nessuno degli avversari di classifica va forte a cronometro e a questo punto tra Nibali e la vittoria del Tour è ormai solo una questione di tempo.













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