«La festa è qui. E poi c’è il calcio» 

Il presidente del Coni tra Giochi coreani e dolomitici, elezioni Figc e Trentino al top


di Maurizio Di Giangiacomo


TRENTO. Malagò show: dai dolori del calcio alle gioie degli sport invernali, dalle Olimpiadi di PyeongChang a quelle che – forse – arriveranno sulle Dolomiti, dalla politica sportiva alla... mobilità di Copenhagen. A Trento per l’inaugurazione della Casa dello Sport di Sanbapolis, Giovanni Malagò non ha certo deluso le attese: presidente del Coni, istrionico numero 1 dello sport e un domani chissà... Per l’ennesima volta fin troppo prodigo di complimenti nei confronti della realtà amministrativa, sociale e politica del Trentino, il massimo dirigente del Comitato olimpico nazionale si è dato come meglio non avrebbe potuto, a beneficio della collega del comitato provinciale Paola Mora ma anche al presidente della più piccola delle federazioni ospitate nei nuovi locali di via della Malpensada; baci, abbracci, pacche sulle spalle, selfie (tantissimi), prima di testimoniare alla stampa la sua soddisfazione per il trionfale weekend degli sport della neve e del ghiaccio, i suoi auspici per gli ormai imminenti Giochi olimpici invernali sud-coreani e le sue critiche – ormai proverbiali – per il mondo del pallone.

«Siamo a 25 giorni dalle Olimpiadi – ha detto – Ovviamente non so se i nostri atleti sapranno ripetere in Corea i successi di questi giorni, perché negli sport invernali ci sono tante variabili, non sono i 100 metri... Ma è meglio avere questi dubbi, piuttosto che atleti non competitivi. I giornali nazionali dedicano pagine e pagine ai successi di sciatori e pattinatori, coprendo le delusioni del calcio».

Già, il calcio, dalla mancata qualificazione della Nazionale ai Mondiali di Russia all’ennesima telenovela elettorale. «Dopo quello che hanno fatto Goggia, Brignone, Nadia Fanchini, Valcepina, Fontana e tutti gli altri, questa dovrebbe essere una giornata di festa, anche per l’inaugurazione di questa Casa dello Sport – ha proseguito Malagò – Poi, invece, ritorni sulla terra e e scopri che c’è il pianeta calcio. È talmente incredibile l’involversi della situazione, è come un thriller, un giallo, ogni giorno un colpo di scena. Il calcio ha dimostrato da tempo di non essere in grado di risolvere i suoi problemi. Noi abbiamo dato la nostra disponibilità a dare loro una mano per farlo, personalmente sono molto legato a tanti personaggi. Disconoscere la realtà dei fatti vuol dire essere in malafede, questo non aiuta né il calcio, né il Paese. Il 90% degli italiani vuole qualcosa di diverso da quello a cui stiamo assistendo in questi giorni. Detto questo, noi siamo stati rispettosi e corretti, sebbene dal punto di vista giuridico vi fossero gli estremi per intervenire. Adesso staremo a vedere cosa succede».

Malagò si consola appunto con gli altri sport – gli sport “veri”, come diceva il nostro vecchio maestro Ottone “Bill” Cestari – che promettono di regalargli ben altre soddisfazione ai Giochi di Pyeongchang e – chissà – magari in un’edizione “casalinga” delle Olimpiadi invernali. Nei giorni scorsi è stato il presidente del comitato altoatesino del Coni, Heinz Gutweniger, a riportare all’ordine del giorno il tema dei Giochi delle Dolomiti o delle Alpi che dir si voglia, che vedrebbero Bolzano, Trento, Belluno e magari anche il Tirolo austriaco unire gli sforzi per l’assegnazione dei Giochi del 2026. «So ovviamente dell’intervista rilasciata da Heinz e della volontà del Cio di riavere un’Olimpiade invernale in Europa – ha detto ancora il presidente del Coni – Ne parlai anche in occasione della mia ultima visita a Bolzano: per avere una candidatura olimpica serve l’ok del governo centrale, dei governi locali e del comitato olimpico nazionale. Data per scontata la volontà del Coni e quella degli enti locali, io non so cosa succederà il 4 marzo e quindi ogni discorso lascia il tempo che trova. In più, per fare progetti di questa portata serve un governo forte, altrimenti c’è il rischio che succeda quello che è già successo a noi. Detto questo, è normale che il Cio voglia i Giochi invernali in Europa: veniamo da quelli di Vancouver e Sochi, adesso andiamo in Corea e tra quattro anni saremo in Cina. Ma a vincere 2/3 delle medaglie olimpiche sarà ancora la vecchia Europa».

Infine un altro elogio al Trentino, quello legato alle strutture sportive. «L’altro giorno ho visto la trasmissione di Iacona sulla mobilità a Copenhagen – ha concluso Malagò – Il 68% degli abitanti usa la bicicletta, vogliono arrivare al 75% nel 2020. Hanno intervistato il più grande urban designer mondiale, che è partito da un dogma: è inutile dire alla gente quello che deve fare, se non partiamo dalle infrastrutture. Alla stessa maniera, Paola Mora potrebbe essere il miglior dirigente sportivo del mondo, ma senza le infrastrutture, dove andrebbero i trentini a praticare sport? Investire in infrastrutture cambia le abitudini. Questo è il futuro, la cultura d’impresa legata al mondo dello sport: qui non siete avanti, di più. Faccio fatica a pensare cosa potreste avere di più».

@mauridigiangiac. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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