Josefa & C, quegli eroi senza tempo

Quarant'anni e non sentirli. Da Bertolini a Zöggeler: felici e vincenti


Luca Franchini


TRENTO. Atleti bionici, eroi senza tempo, noncuranti di una carta d'identità che si fa sempre più pesante: da Josefa Idem, classe 1964 che nel 2012 prenderà parte alla propria ottava olimpiade, ad Alex Bertolini, ancora in sella a 40 anni.

Veri e propri professionisti della fatica, di quella fatica che non ha età: dalla Idem a Bertolini, passando per l'inossidabile fondista Cristian Zorzi (che a sorpresa corra un'altra stagione?), sua maestà Armin Zöggeler (6 ori mondiali e 2 olimpici e 10 Coppe del Mondo nello slittino) e per il "re della corsa in montagna" Antonio Molinari, ancora sulla cresta dell'onda a 44 anni.

Applausi, dunque, all'atleta da guinnes Josefa Idem, che col recente settimo posto ai Mondiali si è garantita il "pass" per Londra 2012. Roba da guinnes. Il segreto dell'elisir dell'eterna giovinezza? «Dedizione al lavoro, propensione al sacrificio - spiega Josefa, cinque volte medagliata ai Giochi Olimpici -. Ho passato una vita in canoa, estate e inverno, caldo e freddo. Sono esigente. Se non lo fossi andrei a Londra a fare la turista: invece ci andrò per conquistare una medaglia. Un'altra».

Passano gli anni, ma non la voglia, la fame di vittoria.  «Non ci sono particolari segreti - racconta Alessandro Bertolini -. In uno sport di fatica come il ciclismo, più si va avanti e più emerge la serietà e la professionalità dell'atleta: sono queste le armi che, nonostante il peso dell'età, ti permettono di fare la differenza. Mi piace la fatica, è una cosa che ho dentro e che mi riesce facile sopportare. È proprio per questo che è difficile dire "basta", abbandonare la scena».  Difficile dire basta, anche per un padre di famiglia come il "Berto". «Dietro ad un grande campione c'è anche una grande famiglia - aggiunge il moriano -, altrettanto disponibile ai sacrifici e alle rinunce. Da questo punto di vista mi ritengo fortunato, anche perché mia moglie ed i miei figli sanno che, alla fine, lo faccio anche per loro».

E che dire di Cristian Zorzi, vera e propria icona dello sci di fondo italiano. «Da un certo punto di vista, mi ritengo un atleta di un'altra epoca - spiega "Zorro" -: siamo atleti di una volta, educati alla fatica e al sacrificio ed a guadagnarsi tutto. La nostra era una "scuola" diversa. I miei genitori mi davano, ma al tempo stesso mi toglievano. Ora, invece, tanto nella vita di ogni giorno che nello sport, si dà incondizionatamente, senza guardare ai meriti, perché alla fine è più comodo, anche se tuttaltro che educativo».  Manca l'educazione alla fatica, insomma. «Per me la fatica è un piacere, quasi una droga naturale - conclude il fassano -. Penso che non riuscirò mai a farne a meno, anche quando non dovrò più lottare per un risultato».

E che dire di Antonio Molinari, 44 anni e trenta da atleta, festeggiati proprio quest'anno, specialista della corsa in montagna che vanta la bellezza di 800 gare all'attivo e 370 e più vittorie. «Gli anni passano ma riesco sempre a trovare nuovi stimoli - spiega Molinari -. Il segreto? La passione, tanta passione. Amo la montagna, la corsa, la fatica. Sono un amante dell'agonismo, delle sfide, penso sia questo che mi ha permesso di trovare ogni anno nuovi obiettivi. È difficile spiegare ad un giovane quanto sia bella la fatica, soprattutto quando questa non porta particolari soddisfazioni a livello economico, come nel caso della corsa in montagna. Per questo ripeto: il mio motore è la passione e la voglia di tagliare nuovi traguardi».













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