«Io, Andrés Grande che con Diego Maradona ho giocato per davvero» 

Trento. In Argentina il lutto emotivo per scomparsa di Diego Armando Maradona è destinato a proseguire in eterno. Tutti l’hanno ammirato per quello che faceva (e lo faceva solo lui) in campo, in...



Trento. In Argentina il lutto emotivo per scomparsa di Diego Armando Maradona è destinato a proseguire in eterno. Tutti l’hanno ammirato per quello che faceva (e lo faceva solo lui) in campo, in milioni hanno tifato per lui, gli avversari hanno “provato” a picchiarlo (ma, come disse Costacurta qualche anno fa, «lo menavi e lui restava sempre in piedi») e c’è anche chi ha avuto la fortuna di giocare con lui.

Primavera del 1994: le nazionali qualificate stanno preparando lo sbarco negli Stati Uniti per il Mondiale. L’Argentina, che ha vinto l’edizione del 1986 e si è dovuta “accontentare” del secondo posto a Italia ’90 è, come sempre, uno “squadrone”. Alfio “El Coco” Basile è il Ct dell’Albiceleste e convoca anche Maradona, che gioca - si fa per dire - nel Newell’s Old Boys (5 presenze) ed è reduce dalla stagione in Spagna con la maglia del Siviglia. La manovra sembra più una soluzione mediatica perché, nel paese del basket, baseball, hockey e football americano, è necessaria la presenza del calciatore più forte e più conosciuto del mondo. Maradona, però, ha lavorato sodo e quando si presenta in ritiro è in condizioni atletiche più che soddisfacenti. In ritiro non ci sono solamente i 22 calciatori che poi parteciperanno alla rassegna iridata, ma anche diverse riserve, ovvero i giocatori aggregati per tutto il periodo di preparazione, pronti a sostituire eventuali infortunati. E tra questi c’è anche lui, il “Motorcito” Andrés Grande, che a Trento ha giocato solamente per una stagione ma è tutt’oggi nei cuori dei tifosi gialloblù perché di giocatori così al “Briamasco” negli ultimi vent’anni se ne sono visti pochi. Maradona ha 33 anni, Grande ne ha 17 e l’estate precedente ha partecipato al Mondiale Under 17 con l’Argentina in Giappone, venendo però eliminato nella fase a gironi con il “Motorcito”, che si toglie anche lo sfizio di segnare due reti, una nel 2 a 2 all’Australia e una nel 5 a 0 al Canada. L’ex centrocampista, che in Italia ha vestito le maglie di Belluno, Carpi e Trento, è uno dei giovani più promettenti del paese e al ritiro pre mondiale partecipa anche lui con “El Coco” che vuole tenerlo lì con sé.

Grande, la maggior parte delle persone può “vantarsi” di averlo visto all’opera in televisione o - i più fortunati - dalla tribuna. Lei, invece, con “El Diez” ci ha giocato eccome.

Sono stato un privilegiato ad aver condiviso con lui tanti momenti ma, in questo momento, i ricordi meravigliosi sono surclassati dalla tristezza per averlo perso. Se n’è andata la persona più amata di tutta l’Argentina, senza ombra di dubbio. Questi sono giorni brutti, perché adesso c’è questa battaglia tra i familiari che non rende merito alla memoria di un calciatore e di una persona incredibili.

Parliamo di quel ritiro: lei è un giovane, Maradona il migliore del mondo. Tremavano le gambe solo a vederlo?

Ma no, assolutamente. Lui con tutti i compagni, sia i “vecchi” che i ragazzi, era la persona più semplice, genuina e aperta del mondo. Con me è sempre stato prodigo di consigli, mi spiegava cosa avrei dovuto fare in campo e mi ha sempre spronato ad avere coraggio. Ricordo un aneddoto favoloso.

Pendiamo dalle sue labbra...

Mi diceva: vedi, quando faccio la finta a sinistra, poi me ne vado a destra. Perfetto no? Tu sapevi esattamente cosa lui avrebbe fatto e, dunque, avresti potuto, non dico fermarlo, ma limitarlo. Seee..., buonanotte. Non lo prendevi mai. E quando dico mai è proprio così: con la palla nei piedi era magico, sapeva fare tutto, accarezzarla, baciarla, picchiarla. Insomma, lui faceva un altro sport rispetto a tutti noi.

Qualcosa in comune l’avete: siete nati entrambi a fine ottobre (Maradona il 30, Grande il 29) e, soprattutto, tutti e due siete cresciuti calcisticamente tra le fila dell’Argentinos Juniors.

Sì ma i punti in comune si fermano qui, perché quando si parla di Diego nessun interprete del gioco del calcio può reggere il confronto. Stiamo parlando di un giocatore immenso, dal cuore grande. È vero, entrambi siamo cresciuti nella stessa società e, infatti, lui aveva un occhio di riguardo per chi arrivava dall’Argentinos Juniors, la squadra in cui si era formato calcisticamente e della quale era stato sempre tifoso. Voglio raccontarvi un altro episodio, per farvi capire chi era Maradona.

Prego.

Vengo convocato in Nazionale Under 16 e non ho le scarpe adatte per giocare. Mi presento in ritiro e chiedo al magazziniere delle selezioni di prestarmene un paio. Lui mi indica quelle di Maradona e mi dice che potevo metterle tranquillamente, perché lui non si sarebbe arrabbiato, soprattutto dopo aver saputo che arrivavo dall’Argentinos Juniors. “El Diez” portava il 39, io avevo già il 41, ma le ho indossate eccome. E, quando il magazziniere lo ha informato della cosa sapete cosa ha fatto Diego per me? Ha parlato con la Puma, il suo sponsor, che mi ha messo sotto contratto così non avrei avuto più problemi. A pensarci mi vengono i brividi.

Poi, un paio d’anni più tardi, Maradona l’ha incontrato in campo da avversario.

Sì, a metà anni ’90 quando tornò al Boca Juniors per quella che è stata la sua ultima esperienza da giocatore. Io, dopo un’annata in Spagna, ero tornato all’Argentinos Juniors e ci trovammo da avversari. Cosa ricordo? A 35 - 36 anni era un fenomeno e, soprattutto, tutti erano lì per lui. Al momento dell’ingresso in campo, uscendo dal tunnel, tutti i suoi compagni di squadra lo ammiravano e anche noi, che da lì a pochissimo avremmo dovuto sfidare il Boca, eravamo rapiti dalla sua presenza. Era magnetico: l’uomo più amato del Paese.

In Argentina tutti ricordano esattamente dove erano, cosa stavano facendo e con chi erano il 22 giugno 1986. Il giorno della “Mano de Dios” e del “gol del secolo”. Anche lei?

Eh beh, certamente sì. Avevo 9 anni, ho visto quella partita in famiglia. C’era mio nonno che tifava per l’Italia, visto che lui era italiano, mentre il mio cuore batteva solo ed esclusivamente per l’Albiceleste. Cosa volete che vi dica del “gol del secolo”? Solamente lui poteva pensare e poi realizzare una cosa simile”.

Beh qualche anno più tardi, al Mondiale Under 17 del 1993, lei segnò un gol simile.

La rete più bella della mia carriera, senza dubbio, anche se la partenza fu più vicina all’area di rigore, ma che si concluse con il dribbling sul portiere e l’appoggio nella porta vuota. Se mi sono ispirato a lui? Beh, in quel momento non ci pensi, con il senno di poi sono felice di poter dire che quel gol assomiglia leggerissimamente alla sua rete.

Personalmente come ha vissuto la scomparsa di Maradona?

Molto male, come tutto il popolo argentino. Le immagini televisive che avete potuto vedere anche voi in Europa sono state emblematiche, ma qui è tutto elevato all’ennesima potenza. Nei prossimi giorni gli verrà dedicato un murales presso l’aeroporto di Buenos Aires e, alla cerimonia di presentazione, parteciperò anche io. Ci saranno tantissimi campioni argentini del passato e sono stato invitato: sarà un onore quel giorno essere lì per ricordare chi è stato un simbolo per questa terra e questo popolo. E, mi permetto di dire, per me anche un amico, visto che ho avuto la fortuna di conoscerlo. Ci e mi manca e ci mancherà per sempre.















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