L'INTERVISTA tito giovannini 

«In Val di Fiemme i Giochi si potrebbero fare subito» 

Il trentino nel Cda di Milano Cortina 2026. Fu segretario generale ai Mondiali del 1991 «L’affidabilità degli organizzatori locali è indiscussa, per noi è un’opportunità incredibile» 


MAURIZIO DI GIANGIACOMO


Trento. La settimana scorsa il Tour de Ski di fondo; questa settimana le Coppe del mondo di salto con gli sci e combinata. La Val di Fiemme si conferma “ombelico del mondo” dello sci nordico: un’epopea iniziata nel 1971 con la Marcialonga, che visse nei Mondiali del 1991 il primo, grande evento internazionale. Segretario generale di quella prima rassegna iridata trentina fu Tito Giovannini, nominato dalla Provincia autonomo di Trento quale suo rappresentante nel consiglio d’amministrazione della Fondazione dei Giochi olimpici invernali di Milano Cortina 2026, che in Trentino hanno trovato i siti a cinque cerchi per lo sci di fondo (Lago di Tesero), il salto con gli sci (Predazzo), la combinata nordica (Lago e Predazzo) e il pattinaggio velocità (Baselga di Piné). Salvo brutte sorprese: sono insistenti le voci che vorrebbero il nuovo impianto per la “pista lunga” dirottato a Milano. «È prematuro parlarne», si limita a commentare Giovannini, rimandando alla legge olimpica e lasciando intendere, in ogni caso, che la Provincia autonoma di Trento non mollerà tanto facilmente il pattinaggio velocità.

Giovannini, la scorsa settimana il Tour de Ski, in questi giorni la Coppa del mondo di salto e combinata: la Val di Fiemme fa le prove generali in vista delle Olimpiadi?

Ai primi di dicembre, all’incontro del Cio di Milano, si è detto che la Val di Fiemme e Anterselva potrebbero organizzare i Giochi tra sei mesi, per quanto gli impianti richiedano un aggiornamento. La capacità organizzativa dei fiemmesi è indiscussa.

Lei fu segretario generale Mondiali del 1991. La Val di Fiemme ne ha organizzati poi altri due, nel 2003 e nel 2013, oltre alle Universiadi e a decine di gare di Coppa del mondo. Cosa rende la Val di Fiemme così appetibile, agli occhi della Fis?

Fin dal 1991 gli organizzatori fiemmesi si dimostrarono i più affidabili, trovando le risposte prima che la Fis ponesse loro le domande, anche in date non ideali.

Come diventò segretario generale ai Mondiali del 1991? È vero che fu fondamentale la sua conoscenza delle lingue?

Nel 1987 avevo 27 anni e stavo cercando di completare un percorso di studi un po’ travagliato. Le lingue, però, le conoscevo bene, erano una fissa dei miei genitori, fin dalla tenera età.

È vero che aveva fatto anche il maestro di sci in Nuova Zelanda?

Sì, per due stagioni, tutto pur di non laurearmi! Scherzi a parte, mi chiamò Giulio Giovannini e mi disse che aveva bisogno di me. Arrivai in occasione della seconda candidatura, subentrai ad Angelo Corradini, che doveva occuparsi della Marcialonga e rimase comunque il mio più stretto collaboratore. Ottenuta l’assegnazione, in solo tre anni realizzammo gli impianti e allestimmo la struttura organizzativa, ovviamente grazie al grande sostegno della Provincia.

Poi lei prese altre strade.

La Fis mi propose il ruolo di direttore generale della Coppa del mondo, che ricoprii fino al 1995. Quindi sono approdato ad Infront, società di marketing e media, sempre occupandomi di sport invernali.

Il ruolo nel cda delle Olimpiadi è un onore o un onere?

Un onore, ho sempre desiderato lavorare per il Trentino, che mi ha dato così tanto. È una grande sfida, ma anche un’opportunità incredibile.

Il Trentino, però, non ha grande visibilità nel nome e nel logo dei Giochi.

Il Trentino e l’Alto Adige faranno la differenza in termini organizzativi, è inutile insistere per entrare nel nome o nel logo, secondo me è una questione marginale. Le Olimpiadi sono un evento italiano, la Val di Fiemme è tra le eccellenze dei Giochi 2026, la trentinità verrà a galla.

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