Le società

I "draghi" si sfidano nei laghi del Trentino

A giugno prenderà il via il campionato Uisp di dragon boat che con le sue 15 associazioni sportive valorizza gli specchi d'acqua della provincia


Luca Pianesi


TRENTO. I draghi esistono e in Trentino, da una ventina d’anni, hanno trovato casa e messo solide radici. I tanti specchi d’acqua fermi, placidi e di dimensioni ridotte, infatti, si sono rivelati il loro ambiente naturale e così nelle calde sere d’estate su alcuni dei nostri laghi, al tramonto, è possibile vederli sfrecciare, a pelo d’acqua, accompagnati dal suono di un tamburo e da una specie di cantilena che fa: «Ohp, ohp, ohp». Il Trentino, infatti, è la provincia con il maggior numero di equipaggi, di gare e di associazioni di dragon boat d’Italia. Cosa sono? Quelle lunghe imbarcazioni (di 13 metri) che cariche di pagaiatori (una ventina per ogni barca disposti su due file) si sfidano in testa a testa appassionanti accompagnati, appunto, dal tam-tam di un tamburino e dalle urla dei partecipanti che, con degli «ohp, ohp, ohp», si danno il ritmo per remare all’unisono ed essere così più veloci.

«Il dragon boat è uno sport di squadra al 100% - racconta Lorenzo Roccabruna presidente dell’associazione Xtreme Drago Team e tra gli organizzatori del campionato “Uisp dragon boat” – che ha come elemento più importante, in assoluto, la coordinazione tra tutti i membri dell’equipaggio. Non serve assolutamente la persona magari molto potente e muscolosa ma autonoma e slegata dagli altri. La formula vincente, al contrario, è il trasformarsi in un corpo unico che pagaia allo stesso ritmo verso un obiettivo comune e condiviso». E l’obiettivo è diverso da equipaggio a equipaggio: ci sono quelli che partecipano per goliardia, solo per provare e quindi hanno come scopo finale quello di finire la gara e divertirsi; ci sono quelli un po’ più strutturati che magari puntano tutto su un singolo trofeo o una gara e non disdegnano il risultato; e poi ci sono le associazioni vere e proprie (una ventina sul territorio) composte anche da veri agonisti, che si allenano da maggio a settembre, tre volte alla settimana, in acqua e puntano a vincere il campionato.

«Da giugno a settembre si svolge il campionato provinciale Uisp - spiega Loris Curzel della Dragon Sport Caldonazzo - che si compone di sette gare e vede partecipare quindici squadre più altre non affiliate che comunque prendono parte ai vari pali. Noi infatti siamo sempre molto felici di ospitare squadre anche improvvisate e gli prestiamo volentieri le nostre imbarcazioni, perché in questo modo si avvicinano sempre nuove persone a questo sport. Uno delle cose che rende unico il dragon boat, infatti, è il dopo gara. I laghi si trasformano quando arrivano i “draghi” e in serata poi ci sono sempre delle feste, delle grandi cene in compagnia, si socializza». «Si può dire che il dragon boat sia davvero lo sport perfetto per questa epoca - aggiunge Roccabruna - perché è a costo zero, non inquina, permette di stare a contatto della natura e valorizza i nostri specchi d’acqua e poi è strutturalmente incentrato sul gruppo e la socializzazione. E’ quindi molto indicato anche per i più giovani». Ed infatti alcune società, come la Dragon Sport Caldonazzo, hanno, oltre alla prima squadra, anche una squadra giovanile e pure una femminile, l’unica del panorama provinciale. «Un team molto affiatato - prosegue Curzel - che è nato un po’ per caso. Quando le mamme portavano i loro figli agli allenamenti poteva capitare che mancasse qualche ragazzo per pagaiare e così si aggiungevano per riempire la barca. Un po’ alla volta si sono appassionate e oggi abbiamo una splendida squadra».

Il primo “drago”, in Trentino, è giunto nel ’94 da Roma e si “chiamava” TevereRemo. Giunto a Caldonazzo gli attuali presidenti hanno deciso di affidarsi a una delegazione cinese per farsi spiegare tecniche e segreti per utilizzarlo al meglio. Da lì in poi è nato il Palio dei Draghi che sul Lago di Caldonazzo vedeva competere i diversi comuni e sobborghi del lago in un vero e proprio palio. E all’evento partecipavano anche ospiti cinesi e in palio c’era un volo per Hong Kong. «Questo sport, infatti proviene dalla Cina - completa Lorenzo Roccabruna - dove è praticamente lo sport nazionale. Noi siamo stati lì con delle nostre rappresentative e venivamo trattati come campioni di calcio o olimpici, scortati dalla polizia. Oggi è praticato in tutto il mondo ed esistono campionati nazionali, Europei e Mondiali. Più volte ci è stato detto che il Trentino potrebbe essere la location perfetta per uno di questi grandi eventi ma manca, da questo punto di vista, un po’ di lungimiranza da parte dell’amministrazione pubblica. Per una gara di dragon boat si muovono migliaia di persone. Se i nostri amministratori capissero le potenzialità di questo sport il dragon boat potrebbe diventare un vero volano per i nostri laghi e i nostri specchi d’acqua».













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