GLI ITALIANI A COMPIANO DOVE MOSER FU TRICOLORE

Francesco Moser aveva lanciato un chiaro segnale una ventina di giorni prima a Salsomaggiore Terme, traguardo di tappa del Giro d’Italia. Lì aveva firmato il successo di giornata, conclusa una fuga a...



Francesco Moser aveva lanciato un chiaro segnale una ventina di giorni prima a Salsomaggiore Terme, traguardo di tappa del Giro d’Italia. Lì aveva firmato il successo di giornata, conclusa una fuga a lunghissima gittata condivisa per un lungo tratto con Claudio Torelli, alla prima delle sue due stagioni a fianco del fuoriclasse trentino.

La vittoria colta nella città termale annunciava Moser tra i possibili protagonisti del campionato italiano su strada in programma a Compiano, sulle colline parmensi, tre settimane più tardi.

La sfida avrebbe messo di fronte il campione italiano uscente (Giuseppe Saronni) al suo rivale di sempre.

Moser era particolarmente motivato. Sapeva bene che fare sua la maglia tricolore gli avrebbe permesso di confermare il suo ritorno tra i vincenti dopo il successo alla Tirreno-Adriatico in avvio di 1981 e di cancellare la seconda parte della stagione 1980 decisamente avara di risultati.

Moser aveva già messo in bacheca due maglie tricolori. La prima, nel 1975, al Trofeo Matteotti corso a Pescara. Valerio Lualdi si era dovuto accontentare di vedere la schiena del fuoriclasse di Palù di Giovo. Terzo posto per Tino Conti. Quarto Franco Bitossi, quinto Marcello Osler (altro trentino) che regolò allo sprint il gruppo.

La seconda nel 1979 ad Aci Catena, in Sicilia. Il caldo aveva contribuito a fare selezione, ad assottigliare il gruppo. Francesco Moser e Giovanni Battaglin erano stati tra i pochi a resistere. Sul rettilineo di arrivo la spuntò il trentino con il veneto a concludere in scia.

Il 21 giugno 1981, Compiano (uno dei borghi più belli d’Italia) ospita l’ennesima sfida tra Moser e Saronni. Non mancano le scintille. Il trentino sul tratto più impegnativo del percorso ha un leggero sbandamento. Involontariamente urta Saronni. La reazione verbale non si fa attendere. L’episodio scatena la rabbia (agonistica) di Moser. Nel finale di una prova lunga 240 chilometri ambientati su un circuito ripetuto diciannove volte e con un dislivello di poco inferiore ai 4000 metri Moser attacca. Alla sua ruota si accodano Wladimiro Panizza (particolarmente a suo agio su un tracciato simile), Alfredo Chinetti e Leonardo Natale. Concludono in quest’ordine alle spalle del trentino che vince lo sprint e indossa per la terza volta la maglia di campione italiano.

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