Francesca Dallapè: "Le mie Olimpiadi"

La tuffatrice trentina si racconta: so quali sono i dettagli che fanno la differenza


di Silvia Siano


TRENTO. Londra 2012: verso un sogno da realizzare. Quello di portare a casa almeno una medaglia olimpica. La sfida di Francesca Dallapè vale doppio, perché l'azzurra sarà impegnata sui due fronti, la gara sincro e l'individuale dal trampolino di tre metri. Proprio nella capitale londines, dove la Dallapè si è conquistata la qualificazione. Nelle scorse ore Francesca è entrata in clima olimpico: da ieri è al lavoro a Bolzano, insieme al ct Giorgio Cagnotto, al tecnico federale Domenico Rinaldi e alla sua allenatrice Giuliana Aor e agli altri azzurri della spedizione, per le ultime prove prima della partenza per Londra.

Francesca, come si sta preparando?

«Le Olimpiadi sono un appuntamento importante, forse il più importante. Dai Giochi di Pechino forse ho acquisito maggiore consapevolezza delle mie potenzialità. Sto lavorando bene e con intensità sia a livello atletico che per il miglioramento della tecnica. A qualche settimana dalla partenza, stiamo perfezionando quelle che io chiamo piccole sbavature. Quei dettagli che possono fare la differenza nella conquista di una medaglia».

Com'è la sua giornata di allenamento?

«Tre giorni li passo a Bolzano e due a Trento. In acqua rimango dalle cinque alle sei ore al giorno. Agli allenamenti sul trampolino si aggiungono quelli in palestra, che mi aiutano a rimanere in forma».

Cosa teme di più?

«L'attesa. Dover aspettare il giorno della gara è snervante. L'adrenalina sale, giorno dopo giorno ed io non vedo l'ora di salire sul trampolino per mettermi alla prova e cercare di spostare il mio limite sempre un po' più in là».

Qual è il suo segreto?

«Non mi sento mai sicura al cento per cento. Ogni gara fa storia a sé, è talmente probabile sbagliare che non mi posso permettere di lasciare nulla al caso, soprattutto da quando ho iniziato ad avere i primi importanti successi nei tuffi, ad avere gli occhi di tante persone puntati addosso. Ricerco sempre la perfezione anche la sera prima dell'inizio delle gare. Non ho gesti o movimenti scaramantici, cerco solo di rilassarmi e di presentarmi ordinata. È una questione di rispetto per me stessa e per chi mi guarda».

E quando sale sul trampolino?

«Mi concentro, cerco l'equilibrio e poi mi tuffo».

Qual è il suo ricordo più bello e quello più brutto?

«Ricordo con piacere il secondo posto ai Mondiali di Roma nel 2009 (la prima medaglia d’argento iridata femminile nella storia dei tuffi in Italia, ndr). È stato tutto perfetto. Ricordi brutti non ne ho. Tendo a dimenticare le sconfitte, ogni volta che porto a casa una medaglia».

Qual è il suo rapporto con la Cagnotto?

«Non siamo solo compagne di squadra, ma amiche nella vita. Ci conoscevamo già prima di iniziare a gareggiare insieme e questo aiuta ad essere complici, a capirci con uno sguardo».

Cosa consiglia ad un giovane che voglia avvicinarsi ai tuffi?

«Di essere umile e di prendere seriamente l'impegno. Lo sport dà insegnamenti di vita, forse molto prima dei casi della vita stessa. Fare sport in generale, anche se non si sfonda, aiuta ad essere più costruttivi, irrobustisce la persona, non solo dal punto di vista fisico, ma anche emotivo».

Cosa pensa di fare quando smetterà l'attività agonistica?

«Anche se per ora sono molto concentrata sulle gare, ogni tanto penso al futuro. Avrò penso ancora tre o quattro anni di attività intensa e poi dovrò scegliere il da farsi. A volte penso che mi piacerebbe fare l'allenatrice, ma poi mi dico che sceglierò quando sarà il momento. Come caporal maggiore del Centro Sportivo dell'Esercito, penso ci saranno occasioni per lavorare bene».

Tre aggettivi che la definiscono.

«Sensibile, tenace e costante».

Per questo suo temperamento ha scelto di essere donatrice Admo?

«È un modo per aiutare le persone. Salvare una vita è un regalo immenso. È bello nella vita donare oltre che ricevere».

E vedremo che cosa donerà Francesca Dallapè ai suoi fans ai giochi olimpici in programma dal 27 luglio al 12 agosto.

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