Ciclismo

Fondriest: «Così scoprimmo l’enorme talento di Bernal» 

Tour de France. Fu Andrea Bianco, ct della Nazionale di mtb colombiana, a segnalare Egan a Paolo Alberati, titolare assieme al trentino di un’agenzia di procuratori


Maurizio Di Giangiacomo


TRENTO. Il Tour de France incorona il suo primo “re” colombiano, il più giovane del Dopoguerra: sui Campi Elisi è stata passerella trionfale per il 22enne Egan Bernal, nuovo uomo copertina del Team Ineos, vale a dire il Team Sky dei precedessori in maglia gialla Geraint Thomas (2018), Christopher Froome (2017, 2016, 2015 e 2013) e Bradley Wiggins (2012). Nell’ultimo decennio, solo Vincenzo Nibali (2014) ha saputo opporsi allo strapotere degli uomini di Sir David John Brailsford.

La scoperta di Bernal

Ma torniamo a Egan Arley Bernal Gomez: nato il 13 gennaio 1997 a Zipaquira, il vincitore del Tour de France 2019 iniziò a far parlare di sé quale specialista della mountain bike. Nel 2014 fu vicecampione mondiale Juniores in Norvegia, bronzo sempre tra gli Junior l’anno successivo alla rassegna iridata di Andorra. Ed è in quell’occasione che il c.t. italiano della Colombia, Andrea Bianco, segnalò il talento di Bernal a Paolo Alberati, che di lì a poco avrebbe messo in piedi assieme all’ex campione del mondo trentino Maurizio Fondriest un’agenzia per gestire ciclisti professionisti. «I questi giorni in tanti scrivono che Egan è stato scoperto da Gianni Savio dell’Androni Sidermec – spiega lo stesso Fondriest al Trentino – Il merito, invece, è di Bianco e poi di Paolo, che per un mese ha ospitato Bernal a casa sua, in Sicilia, come un figlio. Poi è approdato all’Androni, nel Canavese».

Il “motore” di Egan

Al di là della storia della procura del colombiano (che poi, contestualmente al passaggio dall’Androni Sidermec al Team Sky, è passata a Giovanni Acquadro), quello che c’interessa è una “recensione” del ciclista e dell’uomo Egan Bernal da parte di Maurizio Fondriest. «Dai test al quale Alberati lo sottopose, si capì che Egan aveva un “motore” fuori dalla norma – spiega il campione iridato di Renaix 1988 – Paolo mi disse già due anni fa che Bernal avrebbe potuto vincere il Tour de France. Certo, nessuno si sarebbe aspettato che lo avrebbe vinto così presto. Tutti mi dicono che sono un procuratore troppo “conservativo”, ma io ancora oggi penso che, se fosse rimasto con noi, avrei preferito che restasse all’Androni Sidermec una stagione in più. Egan ha 22 anni, avete un’idea di quali siano le pressioni alle quali viene sottoposto il vincitore di un Tour de France? Sono pochi i corridori che hanno vinto così giovani e poi sono “durati”. Mi auguro che venga gestito bene».

Timido? Solo fuori

In ogni caso, stiamo parlando di un corridore eccezionale e di un ragazzo molto serio. «Io l’ho incontrato in pochissime occasioni – prosegue Fondriest – Certo, so che è un ragazzo molto serio. Nel 2015, quando Paolo lo conobbe, attese di firmare il primo contratto da professionista prima di concedersi la Coca Cola che attendeva da mesi. È timido e riservato fuori, ma in corsa è un ciclista molto determinato e cosciente dei propri mezzi. Può vincere tanto: è uno scalatore puro ma, anche nei ventagli, è capace di rimanere davanti. A cronometro va abbastanza bene, nelle volate di gruppo sa piazzarsi, segno che anche tatticamente è molto intelligente. Il futuro è nelle sue gambe».

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