Il reportage

Favola Leicester, la festa nei pub per Ranieri & C.

La nostra corrispondente dalla città inglese: cantavano “Campioni! Campioni” in italiano


di Eleonora Tosin


LEICESTER (REGNO UNITO). Verso le sette di sera, la città si svuota e i pub si riempiono. Non importa che sia periodo d’esami o che sia un lunedì sera, tutti vogliono far parte di questo piccolo momento di storia che accende gli animi degli abitanti e studenti di Leicester. A partire da University Road fino a London Road, la strada principale del centro, gli unici passanti hanno il ritmo veloce di chi ha un posto preciso da raggiungere. Nel pub dove mi trovo le persone sfoggiano sciarpe blu e bianche, berretti con l’emblematica volpe, la Fox di cui tutti parlano, parrucche, maglie. I baristi sono impegnati a riempire pints after pints di birra, senza un attimo di pausa, ma anche loro lanciano occhiate agli schermi, aspettando con ansia il fatidico inizio della partita Chelsea – Tottenham che potrebbe essere decisiva per il Leicester.

Intorno a me i tifosi chiacchierano nervosamente e si lanciano in improbabili pronostici sulla partita e su quelle a venire. Origlio qualcuno ammettere che l’attesa li sta uccidendo e che vorrebbero solo vedere una vittoria schiacciante del Chelsea in questa partita, altri confessano che quasi preferirebbero vedere il Leicester vincere in casa contro l’Everton, questo sabato, ma sarebbe meglio non sfidare la sorte. La partita inizia e per mezz’ora lo 0 a 0 pesa sui tifosi del Leicester, che vogliono vedere il Chelsea prevalere fin da subito. Al 35’ minuto il Tottenham segna e dopo poco segna ancora e inizia la tortura. Mani nei capelli, preghiere silenziose, ma il Chelsea può ancora raggiungere il pareggio, il Leicester può ancora vincere il campionato. La speranza è ancora tanta, nonostante tutto.

Nessuno si muove dalla propria sedia, con il fiato sospeso. L'alcool continua a scorrere, per ammazzare l’attesa e l’ansia. Il secondo tempo inizia, e poco dopo il Chelsea riaccende i tifosi segnando il suo primo gol. Sono ancora in svantaggio, ma poco importa ai presenti che iniziano a sperare ancora di più, spronando i giocatori sullo schermo. Ma passano i minuti, la fine della partita si avvicina, ancora non c’è il pareggio e la speranza inizia a vacillare.

«C’è sempre sabato», sento dire, «possono ancora raggiungerli», ribattono altri. Gli occhi rimangono incollati agli schermi e poi finalmente succede. All’83 minuto il Chelsea pareggia. Il rumore è assordante, la gente urla, si abbraccia, si stringono le mani fra sconosciuti, i mariti chiamano le mogli dicendo loro di non aspettarli sveglie. Sono tutti in piedi, stavolta, con le mani giunte, a guardare gli ultimi momenti della partita, ma il silenzio religioso di prima è svanito. La vittoria del Leicester è così vicina che pare quasi di toccarla con mano.

Tra la folla dello stadio si vedono cartelloni che dicono Do it for Ranieri (“Fatelo per Ranieri”). I minuti scorrono lenti, e agli ultimi secondi scatta il conto alla rovescia che si fa via via più forte fino ad essere urlato a pieni polmoni. E poi la partita finisce: il Leicester è irraggiungibile in testa, il Tottenham non ha più possibilità di vincere il campionato. Persino i baristi smettono di spillare birre e iniziano a festeggiare, i presenti salgono su tavoli e sedie sventolando bandiere e sciarpe e maglie, inneggiando a Ranieri e gridando Campioni! Campioni! in italiano. Da fuori si sentono i clacson che vengono suonati furiosamente e il marasma inizia a spostarsi all’esterno. Folle bloccano le strade, autobus fermi circondati da persone vestite di bianco e azzurro, si vedono persone arrampicate su camioncini. Nessuno ha intenzione di tornare a casa, tutti sono intenti a festeggiare un sogno che si avvera, un allenatore (italiano) che ha portato una squadra che l’anno scorso era a un passo dalla retrocessione a vincere la Premier League e a una stagione che verrà raccontata negli anni a venire.

La tregua è di qualche ora, poi la festa continua la mattina dopo. Nella mia università un bandierone inneggia al trionfo e un trenino di blu colorato si snoda nel campus. Perché qui il Leicester è diventato persino oggetto di studio. È stato infatti dimostrato scientificamente che un gol di Vardy provoca lo stesso effetto del terremoto. Esagerata? Macché! I nostri ricercatori controllano regolarmente le scosse che avvengono nella città e nel corso dell’anno hanno registrato alcune anomalie. Poi spiegate scientificamente: quando una delle Foxes segna al King Power Stadium scatena i tifosi che producono una vera e propria onda tellurica. Pazzesco!

Per la città è quasi una rivincita verso la capitale, la provincia che diventa protagonista e fa parlare il mondo. I segni della riconversione industriale sono ancora visibili, la multietnicità è una caratteristica in qualche modo rappresentata dalla squadra tra un fantasista algerino, un difensore tedesco, un attaccante argentino e un centrocampista giapponese; la voglia di guardare al futuro è rappresentata da due università tra le migliori del paese che richiamano giovani da tutto il mondo. Insomma, squadra e città quasi si specchiano e l’altra sera lo si è visto per le strade. A Leicester non c’è solo il rugby, adesso ci sono anche i campioni della Premier League.

Ora è il momento della passerella con l’ultima partita casalinga. Sabato la città sarà di nuovo invasa e saranno tantissimi anche gli italiani che hanno organizzato dei pullman per essere qui, davanti allo stadio per toccare con mano un miracolo realizzato.

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