Cio, domani il punto sui Giochi 

Emergenza Coronavirus. Il presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, risponderà alle domande delle Federazioni, specie sulle qualificazioni. Federica Pellegrini a “La Repubblica”: «Se slittassero di un anno aspetterei, oltre non ci voglio nemmeno pensare»



Losanna (svizzera). A meno di cinque mesi dall’inizio dell’Olimpiade di Tokyo, il presidente del Cio Thomas Bach domani farà, in videoconferenza e telefonicamente, il punto sulla situazione dei Giochi con i rappresentanti delle federazioni sportive internazionali, alla luce dell’emergenza Coronavirus. Lo ha fatto sapere il Cio. Lo scopo è quello, precisa una fonte, «di tenere tutti aggiornati, federazioni e i comitati olimpici. Tutti avranno l’opportunità di fare delle domande».

Il nodo delle qualificazioni

Bach con i suoi interlocutori parlerà anche del fatto che, a causa della pandemia del Coronavirus, sono saltati molti tornei di qualificazione ai Giochi di varie discipline, e che questo «ci pone seri problemi». Bisognerà quindi, in prospettiva che Tokyo 2020 si faccia, tentare di ovviare a questo problema. Va ricordato che, giorni fa, a questo proposito il presidente del Cio aveva detto che «daremo prova di flessibilità», invitando tutti gli atleti «a continuare a prepararsi». Venerdì scorso il Premier giapponese Shinzo Abe ha garantito che «Tokyo accoglierà i Giochi come previsto, dal 24 luglio» mentre Bach, da parte sua, aveva precisato che «il Cio terrà conto delle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità».

Le speranze di Federica

«Se la pandemia costringesse ad annullare queste Olimpiadi? Una catastrofe. Non oso spingere il pensiero fino a questo punto».

Se i Giochi olimpici saltassero, Federica Pellegrini, 32 anni il prossimo 5 agosto, sarebbe costretta a ritardare il suo addio definitivo alle competizioni. «Slittassero di un anno, aspetterei - spiega l’olimpionica veneta a La Repubblica - Ma oltre neanche voglio pensarci. Perché un anno di attesa quando sei una ragazzina è un conto, a quasi trentadue può cambiare moltissimo. Però non rinuncerei alla mia ultima Olimpiade, non ho figli, non ho niente, non sarebbero dodici mesi in più di lavoro a cambiarmi la vita, andrei senza dubbio avanti. Certo, sarebbe da reimpostare tutto, fare un programma completamente diverso. La cosa positiva è che io non ho paura dei cambiamenti, però ce lo devono dire, e presto, navigare nel buio non va bene per nessuno. Spero si decida nelle prossime due settimane, nella peggiore delle ipotesi entro un mese, altrimenti sarebbe troppo tardi». Perché? «Siamo in ballo da sei mesi col pensiero di gareggiare quel giorno esatto ai Giochi, e l’aspetto psicologico non è marginale all’allenamento. Per questo mi auguro che ci dicano in fretta se si disputeranno, quando, perché e come. Col cuore sono fiduciosa, dico che le faranno, anzi non lo metto in dubbio, anche se ogni giorno che passa mi convinco che saranno prorogate di qualche mese. O almeno è la decisione che accetterei più volentieri». Il suo programma, assieme all’allenatore Matteo Giunta, non è cambiato ma, ricorda, «nei tre mesi più intensi verso Tokyo non si sa se saranno confermati tutti i collegiali, i meeting italiani, il Trofeo Settecolli e per adesso ancora chissà cosa sarà degli Europei a maggio. Non si può arrivare ai Giochi a scatola chiusa, senza una gara. Aspettare che il caldo freni il virus mi pare assurdo, sarebbe già luglio, cioè il momento di salire sul blocchetto di partenza. Dobbiamo sapere come e dove procedere, e saperlo subito, non c’è tempo da perdere. Tutta questa vaghezza è destabilizzante, per tutti: un atleta può giocarsi l’intera carriera». Pellegrini sarebbe contraria a un’Olimpiade a porte chiuse: «Bruttissimo, perderebbero di senso. Anzi, sarebbero un vero controsenso».















Scuola & Ricerca

In primo piano