Cambio al vertice del Trento calcio, ma la città non merita altri salti nel buio


Gianpaolo Tessari


MANTOVA. Parliamo di calcio serie D, quinta serie nazionale. Ma in realtà parliamo delle vicende del pallone della città capoluogo. Una notizia brutta ed una bella. Iniziamo dalla prima, dalla brutta. Un Trento spuntato se la cava (proprio così) beccando solo un golletto dal Mantova. La classifica è corta, la vetta non è lontana, ma dopo due legnate di seguito la truppa di Manfredini dovrà riflettere seriamente sul perchè e sul percome. La notizia bella? E' che sugli spalti del glorioso Martelli (con 2500 spettatori presenti!) pare essersi conclusa la telenovela dell'assetto societario. Tra larghi sorrisi e pacche sulle spalle Pino Iaquinta dovrebbe aver trovato l'accordo con Marco Fattinger: il primo sarà presidente dei gialloblù con il 51 per cento delle quote, con il 49 rimane l'uscente, pronto a farsi da parte gradatamente, lasciando al papà del bomber juventino Vincenzo l'onere e l'onore del vertice.
Accordo già oggi, bisognerà vedere se l'imprenditore edili saprà capitalizzare, nel vero senso della parola, il proprio nome e la propria esperienza, permettendo al Trento l'auspicato salto di qualità. Tempo al tempo.
Non sarebbero rose e fiori se Iaquinta intendesse davvero monoteizzare la propria presenza in riva all'Adige con una sorta di appannaggio da presidente: sì perché c'è chi teorizza anche questo, cioè che l'impegno dell'augusto reggiano valga un paio di centinaia di migliaia di euro. Sarà da capire, e non è questione di lana caprina, se questi soldi permetteranno di fare il salto di qualità già in questa stagione ad una società che fa i salti mortali per stare in piedi, grazie all'impegmo di un Fattinger ora comprensibilmente stufo di aprire il portafogli. Il ds del Trento Riccardo Montefameglio è stato soprannominato "mago Silvan": ha fatto magie per mettere assieme una squadra con fondi all'osso. Ma anche i maghi...













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