“All you need is sport”, l’attività che educa alla vita 

Il libro. Presentato ieri su YouTube: hanno partecipato il curatore del volume Paolo Crepaz, Giuseppe Vercelli, Lucia Castelli ed Antonella Bellutti, due ori olimpici nel ciclismo su pista


Paolo Gaiardelli


Trento. Dibattere di sport in piena quarantena potrebbe apparire un azzardo. ma non se è inteso come un aspetto culturale ed educativo, in sostanza una scuola di vita, in grado di formare le generazioni; ecco che allora la discussione diventa universalmente attuale. ed è la declinazione utilizzata ieri, in occasione dell’incontro avvenuto su youtube per presentare il libro “all you need is sport”, scritto da paolo crepaz, insieme ad altri esperti e testimoni, per le edizioni centro studi erickson. «non è un manuale tecnico, è un libro che parla di sogni, mete, sfide e valori - spiega il curatore -. nasce dalla comune passione di far crescere la cultura sportiva e unisce la sfida di mettere insieme fra loro esperti di discipline diverse, perché quando si crede di sapere qualcosa è meglio vederla da un altro punto di vista. il loro percorso, le loro esperienze sono un patrimonio prezioso».

Bellutti: «Meglio la felicità del fare, che l’ansia del dover raggiungere»

La prima parte del volume, record di vendite all’edicola dell’ultima edizione del Festival dello Sport, è una raccolta di testimonianze di protagonisti come Giacomo Sintini, Tamara Lunger, Damiano Tommasi e Antonella Bellutti. Proprio quest’ultima, bolzanina, due volte medaglia d’oro alle Olimpiadi nel ciclismo su pista, è intervenuta analizzando il suo rapporto complesso, e anche travagliato, con lo sport e le sue istituzioni. «Già da atleta, ero insofferente nel vedere la discrepanza tra i valori dell’attività motoria, dell’educazione fisica, intesi come strumento di crescita personale e sociale, e ciò su cui poi si basava il mondo dello sport, specchio della nostra società capitalistica, vorace, predatoria - racconta la campionessa di Atlanta 1996 e Sydney 2000 -. Ho sofferto questa cosa anche terminata l’attività, all’interno delle organizzazioni, da insegnante. Abbracciando il veganesimo ho cambiato drasticamente. Ho una piccola attività turistica con la mia compagna, dove sostenibilità, equilibrio e contatto con la natura sono elementi imprescindibili. In tanti mi chiedono se mi manca quel che facevo prima. La risposta è sì, ma non potevo restare in quel mondo nei ruoli che mi hanno proposto e soprattutto senza poter far nulla di concreto. Lo sport ha una valenza educativa ed è per questo che dovrebbe porre l’attenzione non sul risultato, ma sul percorso che si compie per raggiungerlo. L’importante è la felicità nel fare qualcosa, non l’ansia di arrivare. Mi piacerebbe che al Coni, nella commissione Sport e Salute, non ci trovino posto solo avvocati ed imprenditori, ma anche educatori, per promuovere una cultura sportiva che oggi purtroppo manca».

I saggi

Nella seconda parte del volume trovano spazio dieci piccoli saggi curati dallo stesso Crepaz, assieme a Lucia Castelli, insegnante di educazione fisica e psicopedagogista, e Giuseppe Vercelli, psicologo dello sport e psicoterapeuta. Intervistati da Giovanni Bettini, addetto stampa del Coni Trentino, i due ospiti hanno analizzato tematiche interessanti, calzanti con l’attualità, come l’attività motoria da riconquistare, «bisogno primario, come bere e mangiare», e la psicologia dello sport, utile non solo al campione, ma a tutti noi, costretti in casa, perché «esalta la genialità dell’individuo».

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