Ackermann “brucia” Viviani 

La volata di Fucecchio. Il tedesco dà lezione di tempismo a Ewan, che parte troppo presto, e al veronese, che aveva battezzato la ruota del rivale più atteso Gaviria. «Ai 250 metri ho visto che non scattava nessuno e ho deciso di aprire io lo sprint, per anticipare Elia». 23° Conci


Adolfo Fantaccini


Fucecchio (firenze). Il 102esimo Giro d’Italia comincia a scendere verso sud, portando con sé gli strascichi della cronometro di Bologna, con la scalata finale che ha disegnato la classifica generale. Fra una fuga e uno sprint, la carovana rosa celebra la prima tappa in linea da Bologna a Fucecchio, omaggiando Indro Montanelli e Gino Bartali, ma soprattutto il successo di un tedesco. Si chiama Pascal Ackermann, ha vinto una tappa al Delfinato, una al Romandia e, daieri, può essere soprannominato “l’uomo del tempo”. Il perché è semplice: il suo sprint vincente è una lezione di tempismo ai velocisti più gettonati e vincenti, come Fernando Gaviria ed Elia Viviani. Il veronese cerca di riacciuffare il corridore della Bora-Hansgrohe, dopo avere tenuto d’occhio il colombiano rivale di sempre. Viviani, mentre produce il massimo sforzo, curvandosi sul manubrio della bici, vede sbucare da chissà dove Ackermann, che sfreccia sul traguardo e urla tutta la propria soddisfazione, quasi incredulo per il colpaccio appena messo a segno. Una vera lezione a chi di volate ne ha vinte a grappoli.

Viviani al secondo posto

Viviani resta secondo, sia pure per un soffio, Gaviria addirittura quarto, mentre fra i due litiganti trova spazio Caleb Ewan, che ha innescato lo sprint, ma ha bruciato troppo in fretta le energie. Il tutto al termine di una tappa in cui, per dirla alla Nibali, gli elementi si sono scatenati: pioggia a Bologna, pioggia e vento sull’Appennino, oltre ai saliscendi che hanno reso tutt’altro che banali i 205 chilometri dislocati fra Emilia e Toscana.

Primoz Roglic è rimasto in rosa senza nemmeno faticare tanto, perché la “sua” Jumbo-Visma si è fatta trascinare dalle squadre dei velocisti che andavano a tutta per ricompattare il gruppo prima degli ultimi chilometri, al fine di annullare la fuga di Giulio Ciccone, Marco Frapporti, Francois Bidard e Lucasz Owsian. I quattro sono rimasti a pedalare davanti a tutti, sfruttando l’appendice di un tentativo di otto corridori che erano partiti dopo soli 2 chilometri di corsa (gli altri quattro erano Mirco Maestri, Sean Bennett, Damiano Cima e William Clarke). Roglic, dopo lo sforzo contro il tempo, non si è praticamente visto - com’era giusto che fosse - e alla fine si gode il secondo giorno da leader, procedendo in carrozza verso sud. Lo sloveno dimostra di non subire il logorio del primato e conferma una saggezza tattica che lo trasformano nell’uomo da battere da qui a Verona, salvo clamorosi tonfi.

Oggi ancora volata

Oggi altra corsa, altro sprint. Alla roulette del Giro d’Italia, adesso, si aspettano gli uomini-jet più decorati e il primo successo italiano. Tutti gli indizi portano a Viviani che, oltre a essere il campione italiano in carica, è il velocista di punta del movimento azzurro. Non uno qualunque.

Le parole dei protagonisti

«Poteva andar meglio. Peccato – spiega Elia Viviani – Mi ero concentrato su Gaviria. Così quando è partito Ackermann sono rimasto un po’ sorpreso. Bisognava osare un po’ di più. Complimenti al tedesco: è stata una volata velocissima. Vedremo di far meglio domani». «Sono davvero felice per questa vittoria: la mia squadra oggi ha lavorato alla grande – ha detto invece il vincitore, Pascal Ackermann – Ho aspettato che partisse qualcuno; poi ai 250 metri ho visto che non scattava nessuno e ho deciso di aprire io la volata, per anticipare Viviani. Per fortuna ho tenuto bene e ho vinto questa splendida volata».

«È stata una tappa difficile – ha detto la maglia rosa Primoz Roglic – Prima la pioggia, poi il finale con percorso “nervoso”: comunque è andata bene. Le squadre dei velocisti volevano portare i propri uomini allo sprint finale e così per il mio team è stato più semplice “controllare”. Nibali? È un grande campione: spero di fare una bella battaglia con lui in questo Giro». «Nel ciclismo chi ne ha di più mena di più - gli ha risposto Vincenzo Nibali – Mi aspettavo un Roglic subito così forte. Ieri è stato all’altezza della sua grande condizione».















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