A San Luca è subito sfida tra big 

Oggi la cronoscalata. Per la frazione inaugurale a Bologna è attesa la pioggia. Il patron di Rcs Sport Cairo lamenta scarsa attenzione da parte del governo ma si aspetta comunque una corsa avvincente. Anche Simon Yates e Mikel Landa si iscrivono tra i candidati a vestire la maglia rosa


Adolfo Fantaccini


Bologna. Il santuario di San Luca guarda la città dall’alto, restando sospeso fra misticismo e spiritualità. C’è un sacro e anche un profano nel ciclismo, che rendono i corridori veri e propri eroi in controluce, spesso impenetrabili, resistenti alla neve come al freddo. Bologna, invece, aspetta la pioggia, che oggi bagnerà il prologo del Giro d’Italia, aggiungendo un pizzico d’inclemenza a una prova già di per sé severa. La cronometro che apre la 102esima edizione assegnerà la prima maglia a chi sarà in grado di resistere ai tormenti di una salita che arriva a impennarsi fino al 16 per cento. Non sarà la consueta ouverture per specialisti delle corse contro il tempo, ma un test durissimo di soli 8 chilometri. Roba da togliere il respiro.

Cairo bacchetta il governo

«Questo Giro sarà bello, avvincente e combattuto fin dalla prima tappa - benedice la corsa Urbano Cairo, presidente di RCS, la società che organizza l'evento -. Nibali è uno dei campioni che possono fare molto bene, Dumoulin l’ha già vinto due anni fa, ci sono outsider come Simon Yates. Il Giro è una competizione seguita nel mondo da 800 milioni di persone, può essere un veicolo di promozione per l’Italia e credo che i nostri governanti dovrebbero capirlo di più, facendo come in Francia, dove il Tour è stato adottato dal governo, che lo supporta in maniera importante dal punto di vista economico». Oltre 3.600 chilometri su e giù per l’Italia (non tanto giù, a dire il vero, visto che la corsa non si spingerà oltre la Puglia, rinunciando a Calabria, Basilicata e Sicilia), con un dislivello da brividi e l’incubo del meteo di una primavera che non vuole prendere il sopravvento. «Che Giro mi aspetto? Molto impegnativo, con sette arrivi in salita e tre cronometro, di alto profilo. Il direttore Mauro Vegni ha avuto grandi idee per disegnare questo percorso», le parole del presidente Cairo.

Yates: il favorito sono io

Giovedì i big, da Nibali a Roglic, da Dumoulin a Miguel Angel Lopez e Jungels, hanno analizzato il Giro d’Italia che verrà, ieri ha preso la parola Simon Yates, che un anno fa venne spazzato via da Chris Froome sul Colle delle Finestre, giungendo a oltre 38’ di ritardo, dopo essere stato per 13 giorni in rosa e avere vinto tre tappe. Quest’anno il britannico non vuole commettere errori, forse anche per questo è partito subito all’assalto della concorrenza. «Quest’anno ci sono tanti favoriti, ma io sono assolutamente certo delle mie capacità, sono convinto di essere al top della forma. In realtà, il favorito sono io - le parole di Simon Yates -. È vero, ci sono molti chilometri a cronometro e forse non sono il mio terreno ideale ma, nelle ultime settimane, mi sono allenato duramente e tutto ciò ha già dato degli ottimi risultati. Quest’anno la prima tappa sarà proprio una cronometro, quindi sarà fondamentale per avere riscontri concreti. Sicuramente ho imparato la lezione dell’anno scorso, non commetterò più certi errori». «È da un anno che preparo questo appuntamento - aggiunge il corridore britannico della Mitchelton-Scott -: se fossi uno dei miei avversari, me la farei sotto. Sto bene, mi sento in forma, sono convinto di fare la differenza. L’anno scorso ho vissuto una bella esperienza, ho vinto delle tappe, ho indossato la maglia rosa per diversi giorni, ho capito i miei limiti».

Landa: ci sono anch’io

«Tra i favoriti ci sono anch'io. Sono nella stessa condizione del 2015, quando riuscì a salire sul podio» gli ha fatto eco Mikel Landa, scalatore spagnolo della Movistar orfana del campione del mondo Valverde.













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