È finita la marcia di Schwazer. Anzi no 

Doping. Il tribunale di Losanna ha respinto la richiesta di annullamento della squalifica di 8 anni presentata dal marciatore altoatesino, che però non si dà per vinto: «L’importante sarà l’assoluzione piena al processo di Bolzano per poi procedere a livello sportivo: i Giochi sono nel 2021»


MARCO MARANGONI


Bolzano. «Per me l’importante è l’assoluzione piena al processo di Bolzano dove mi gioco tutto». Alex Schwazer commenta così al nostro giornale il respingimento da parte del Tribunale della Confederazione elvetica della richiesta di annullamento della squalifica di otto per recidività al doping inflittagli nell’agosto del 2016 dal Tribunale Arbitrale dello Sport. «Per me la priorità resta il processo a Bolzano – aggiunge Schwazer –. Avevo detto sin da subito che finché il processo di Bolzano non sarebbe stato concluso sarebbe stato difficile un ricorso in Svizzera».

Il grande sogno del marciatore vipitenese era quello di puntare alla partecipazione, ovviamente previa cancellazione della squalifica, alle Olimpiadi di Tokyo. «L’unica possibilità per andare ai Giochi era quella strada ma non disputandosi Tokyo nel 2020 non è un grosso problema – conclude il campione olimpico della 50 km di marcia a Pechino 2008 –. Ripeto, quello che conta è essere pienamente assolto a Bolzano poi si vedrà se procedere al livello sportivo».

La pronuncia elvetica

Ma la pronuncia del tribunale elvetico rischia di mettere definitivamente fine alla marcia di Schwazer, anche perché quando scadrà la squalifica, nell’agosto del 2024, di anni Alex ne avrà 39. Nessun rilevante fatto nuovo, quindi nessuna motivazione per riaprire il procedimento precedente, quello della squalifica pesante, pesantissima, di otto anni inflitta quell’8 agosto in quel tetro studio legale del grigio grattacielo in pieno centro a Rio de Janeiro al termine di un processo più sommario che dettagliato con l’arbitrato del Tas non disposto a sentire “se” e “ma”. È stata questa la motivazione formulata dai giudici svizzeri per respingere – una prima avvisaglia era arrivata il 9 dicembre scorso – l’annullamento della squalifica richiesto dall’altoatesino.

Il processo di Bolzano

Il Gip del Tribunale di Bolzano, Walter Pelino nelle sue ordinanze aveva scritto la parola “manipolazione”. Certo, una parola forte, fortissima in un caso che sin dall’inizio ha avuto i suoi lati oscuri. Un riferimento chiaro, inconfutabile alle provette di urine di quel maledetto controllo antidoping dell’1 gennaio 2016 ordinato solo qualche ora dopo di quel 16 dicembre 2015 quando in aula a Bolzano, Schwazer accusò l’allora medico federale della Federatletica italiana e inserito nello staff medico della federazione mondiale (Fischetto) di essere stato a conoscenza del doping dei marciatori russi. Reo-confesso nel luglio 2012 quando assunse l’Epo, il secondo caso è stato contraddistinto dal mistero, come quella prova di forza del laboratorio di Colonia che non voleva consegnare (o solo una parte) le provette contenenti le urine di Schwazer ai carabinieri del Ris di Parma per un braccio di ferro con la giustizia italiana durato oltre un anno che continua a lasciare dubbi.

Il processo di Bolzano proseguirà a luglio. Solo di fronte a inconfutabili elementi di prova, o chissà, a qualche clamorosa testimonianza di qualche pentito, Schwazer potrà rimettersi in cammino.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Scuola & Ricerca

In primo piano

Film Festival

Lo scioglimento dei ghiacciai nella poetica del teatro trentino

La Stagione Regionale Contemporanea si conclude con “Rimaye” di AZIONIfuoriPOSTO, che stasera (3 maggio) darà spazio a un’indagine su ciò che è destinato a sparire e alla sua eredità, mettendo in relazione corpi umani e corpi glaciali. Entrambi infatti sono modificatori di paesaggio e custodi di memorie


Claudio Libera